Dal 9 al 16 settembre in Val d'Aosta una quarantina di audaci lombardi proveranno a conquistare il Tor des Geants. Non è solo una corsa sulle montagne del Parco nazionale del Gran Paradiso ma una sfida con se stessi. E basta dare un'occhiata ai numeri di questa avventura tra le vette della Val d'Aosta per capire di cosa si tratta. Per rendersi conto che la definizione di «gara più dura al mondo» non è per niente uno slogan: 330 chilometri da percorrere in 150 ore e 24 mila metri di dislivello con 25 passi alpini da superare a oltre duemila metri di altitudine. Un'enormità. Sei giorni, sei notti e sei ore correndo, fermandosi, mangiandosi e ripartendo assecondando la propria voglia di non mollare, la propria stanchezza e i propri limiti. Due percorsi spettacolari sulle Alte Vie valdostane che metteranno a dura prova gli atleti che, mai come in questo caso, hanno alle spalle mesi e mesi di durissima preparazione. Qui non si scherza e soprattutto non si improvvisa. Ma proprio per questa sua difficoltà la maratona delle vette, nonostante sia solo alla terza edizione, è già diventata una classica. I 650 concorrenti partiranno da Courmayeur alle 10 di domenica 9 settembre per arrivare nella stessa località entro le 16 di sabato 15 settembre. Lungo il tracciato sono previsti diversi punti di ristoro, riposo e soccorso, oltre che sette basi vita.
Sono oltre quaranta gli atleti lombardi al via e tra loro 15 sono milanesi. Una bella truppa che per partecipare a questa gara si è allenata duramente e con sacrificio. Ma non basta. Perchè la vigilia del Tor des Geants è comunque una vigilia che porta con sè ansie e timori. Comuni un po' a tutti. Dal gioielliere bresciano Alex Copeta che è alla sua prima partecipazione e che scaramanticamente si affida alla sua particolare lampada di Aladino, il faretto che tutti i concorrenti sono obbligati a portare in testa: «Ormai siamo diventati inseparabili. Mi fa sentire meno solo...». A Michele Locatelli che di mestiere fa il promotore finanziario a Calusco d'Adda e in questi mesi ha corso con il chiodo fisso di questa gara partecipando a diverse gare trail da 100 chilometri. Ma qui è diverso e per raccontare la sua sensazioni al debutto usa solo due parole: «Mi aspetto emozioni e fatica...». Tra i veterani invece c'è Marco Berni, che gestisce un ristorante nel Bresciano e corre per la Polisportiva Bonticelli Brusati. Ha partecipato già a due edizione ma ha anche corso all'Iditaroad, la gara tra i ghiacci dell'Alaska: «La Cosa che rende unica questa corsa- racconta- è il calore dei paesini e dei loro abitanti al passaggio di noi pellegrini delle montagne C'è un sorriso e una tazza di caffè caldo per tutti. E in piena notte vi garantisco che non ha prezzo».
Ma sono tanti quelli che partono e sognano non di vincere ma di arrivare la traguardo, perchè la vera sfida poi è tutta qui. L'obiettivo per tutti è lo stesso: cercare di completare il percorso in una settimana, essere, in una parola, un «finisher» il che equivale, secondo il brianzolo Francesco Bramati dell'associazione sportiva Oi Mioykoi, a «sfiorare l'illuminazione».
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