Luca Pavanel
Una talent dedicato agli allievi-campioncini della classica si era già visto l'anno scorso alla casa di riposo dei musicisti «Giuseppe Verdi», con una giuria formata dagli ospiti, vecchie glorie del palcoscenico. Primo test riuscito sulla trasposizione di un format applicato al pop e dintorni, vedi l'arcinoto X-Factor. Un'idea che si prestava a diventare qualcosa di più. E così è stato: ieri a Milano, infatti, è partito «Amadeus Factory-dove nasce la musica», primo concorso per valorizzare gli studenti dei Conservatori nazionali, (73 con oltre 60mila ragazzi iscritti tra i 10 e i 25 anni). Adesso ogni momento è buono per entrare nel sito della storica rivista di musica «Amadeus» (www.amadeusonline.net) dove fino al 5 novembre si possono vedere interviste e votare con un clic online gli allievi in gara che sono stati proposti da dieci accademie (venti virtuosi in tutto).
«Due interpreti verranno scelti e mandati alla semifinale in questo modo, dalla giuria popolare - è stato spiegato in una conferenza al Mac - gli altri otto dovranno passare il vaglio di una commissione di esperti». Tra cui il direttore Daniele Rustioni, la pianista Beatrice Rana e il violoncellista Giovanni Gnocchi. Giovani fuoriclasse di successo che «giudicheranno» i talenti in erba della «grande musica» (semifinale il 27 novembre coi dieci rimasti, ancora al Mac, e finale per i tre più forti il 4 dicembre all'Auditorium di Largo Mahler). Premio per il primo classificato un cd di copertina sul periodico diretto da Gaetano Santangelo ed edito dal Bel Vivere, e un tour di concerti con la Gioventù musicale ieri rappresentata dal presidente Maria Luisa Vanin Tarantino. Ma l'obiettivo finale, spiegato in conferenza, è duplice: «Accendere i riflettori su uno dei grandi patrimoni culturali italiani, ovvero i Conservatori; e dare opportunità e visibilità e opportunità sul quel magnifico bacino di futuri artisti che si forma in istituzioni troppo spesso trascurate». E su questo, durante l'incontro, per un attimo è comparso un «nodo» evidenziato dal professor Renato Meucci, presidente della Conferenza dei direttori dei Conservatori: «Oggi anche nella musica si assiste al fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli, da qualche tempo le orchestre di mezza Europa si stanno riempiendo di italiani. Una situazione che fa riflettere». E che apre una serie di questioni non indifferenti sulla qualità dell'insegnamento e dei livelli che gli studenti possono raggiungere per poter essere competitivi sulla scena mondiale. E ancora, ci si domanda se come sistema abbiamo la possibilità di «far emergere i nostri talenti atavici, partendo proprio dalla musica che il Paese ha nel suo Dna». Dulcis in fundo - c'è chi mormorava in sala o ai margini dopo la presentazione - i problemi, alcuni diventati eterni, tipo la meritocrazia scarsamente praticata, i tagli dei fondi, lo sfruttamento dei musicisti, giovani o meno, che non sempre vengono pagati adeguatamente o non pagati proprio.
«Amadeus Factory» - salutato dal presidente del Senato
Pietro Grasso e patrocinato grazie alla presidente della Camera Laura Boldrini - è lodevole. E ce ne vorrebbero altri (in preparazione già la seconda edizione). Ma se in Italia non cambia musica la musica rischia grosso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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