Tassa sulla pipì: per i maschi c'è lo sconto

Tassa sulla pipì: per i maschi c'è lo sconto

La bionda tedesca arriva trafelata trascinandosi dietro il borsone da viaggio. Ha una certa età, ma saltella sulle gambe passando da un piede all'altro come farebbe una bambina. Che ci vuoi fare, quando scappa scappa. Specie se poi sei alla Stazione Centrale dove, se malauguratamente il bisognino s'è già fatto sentire in metropolitana, prima di arrivare a un water passano almeno dieci minuti tra uscire dalla metrò (dove non ci sono bagni), entrare in stazione, salire al primo piano e trovare i servizi. E quando sei lì lì, proprio a un passo dall'agognata meta devi tenere non solo le gambe ma anche le dita incrociate: senza moneta da un euro, niente pipì.
C'è solo da sperare di non avere mai mal di pancia, altrimenti non resterebbe che contrattare con l'inserviente: un «carnet» da dieci ingressi al prezzo di otto? Evidentemente è fin troppo chiara la logica che ha portato alla tassa su pipì e dintorni. Il via vai nelle stazioni di passaggio e la maleducazione dilagante hanno fatto fare il salto all'obolo da contributo volontario a pedaggio obbligatorio. Difficile quantificare quanto venga incassato. Alcuni bagni pubblici dipendono dall'Atm, altri dalle Ferrovie o dalle Trenord, altri ancora sono stati dati in gestione. Qualcuno - pensando ai «contributi» pubblici versati - potrebbe essere anche un po' rinfrescato se non proprio rimodernato, anche se c'è da riconoscere che alcuni sono davvero se non proprio lindi quantomeno puliti. Come in Centrale al piano intermedio ma anche al piano superiore, al binario 21. Moderni, porte automatiche stile tornelli, carta igienica sempre disponibile, sapone carico e asciugamani ultimo grido. Fuori, per chi non avesse spiccioli sotto mano c'è anche due cambiamonete, uno dei quali (nota dolente) l'altro giorno era fuori servizio. Insomma bagni pubblici ai quali avevamo perso l'abitudine. «Almeno sono puliti», commenta soddisfatta e sorridente una signora facendo tintinnare la moneta da cinquanta centesimi sul piattino dei bagni di Cadorna. Però è anche innegabile che pensare di fare la pipì a pagamento fa un certo non so che. E se una mattina chi gestisce i servizi decidesse di differenziare le tariffe a seconda del «prodotto»? Senza dover ricorrere a sofisticati meccanismi di analisi, ne potrebbero fare una questione di tempo: resti chiuso più di 60 secondi? Hai sforato il tempo massimo della «tariffa pipì». Hai fatto senz'altro qualcosa di più e devi pagare per la differenza...
D'altronde chi viaggia per treni e metrò lo sa bene: in caso di necessità, a Milano «prima» servono le monete. Almeno 50 centesimi, fino a da arrivare all'euro della Stazione. A Cadorna, risparmio solo per gli uomini. Scegliendo l'«orinatoio» al posto della «cabina» si pagano trenta centesimi invece di 50. Per i bambini niente sconti. «Cinquanta centesimi tariffa bambini», specifica il cartello alla stazione di Cadorna. Anche se in qualche toilette gli inservienti chiudono un occhio e lasciano passare. A Cadorna il bagno pubblico alla stazione dei treni ha un via vai continuo. Pagamento rigorosamente anticipato. «Non è previsto il rilascio dello scontrino fiscale», mette le mani avanti un cartello attaccato dietro le spalle dell'inserviente peruviano che sostituisce per un paio di giorni l'addetta titolare. Pipì con scontrino invece a Garibaldi dove l'impresa di pulizie che gestisce i servizi non lascia niente al caso: 60 centesimi l'ingresso ma bambini sempre gratis, orario lungo dalle 6 alle 21. Se si è di fretta si può pagare anche all'uscita.

Maria, 47 anni, argentina da un anno è l'inserviente del bagno gestito dall'Atm in metropolitana a Cadorna. Lei tiene gelosamente le monete in tasca. Da qui passano anche balordi e tossici e anche se lei è esperta di arti marziali non ci tiene proprio a fare vedere quanto è brava.

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