Il lunedì è iniziato davvero male per i fumatori. Chi contava di rifornirsi in mattinata ha dovuto rimandare al pomeriggio perché i tabaccai sono in sciopero: da oggi la protesta dei rivenditori proseguirà ad oltranza e ogni settimana comincerà così fino a quando il governo non presterà orecchio alle richieste della categoria.
A convincere la Federazione italiana tabaccai a incrociare le braccia sono diversi fattori, ma in generale è la carenza di attenzione del governo: l'aggio, la percentuale percepita dai tabaccai sulla vendita di sigarette, è sempre lo stesso, il 10 per cento, ma le vendite calano e i costi aumentano. «Rivendichiamo un sostanziale aumento di aggio perché il nostro reddito a tabacchi è il più basso di Europa scrivono sul sito della Fit - ed è la metà rispetto a quello che percepiscono i nostri colleghi francesi, che pur sono penultimi nella classifica della redditività dei tabaccai operanti in sistemi analoghi al nostro».
«Per fare un esempio spiega Francesco, del Totum Cafè molte marche si stanno adattando al calo delle vendite e abbassano i prezzi, però noi le abbiamo acquistate a un prezzo superiore e ci troviamo a vendere pacchetti a 4 euro quando li abbiamo pagati 4,60, ma questo è solo un problema: solo sulle licenze abbiamo perso gran parte del valore e ci sono tanti altri costi non siamo più una categoria di ricchi».
«La protesta è giusta anche perché noi abbiamo moltissime tasse e spese come la novennale spiega Ornella, del bar Tempi Moderni di via Fortiguerra tutti pensano che i tabaccai siano una categoria ricca, ma non è più così da parecchio tempo: noi ad esempio andiamo avanti anche perché abbiamo tante attività, ma una piccola tabaccheria non può più vivere solo di sigarette e prodotti per fumatori, i margini sono troppo bassi e - conclude - le percentuali sui servizi come le ricariche sono marginali». Senza contare che molti stanno aprendo nuovi bar attirati dalla facilità, almeno rispetto a una volta, di ottenere i permessi: «Adesso qui di fianco inizieranno a offrire un servizio simile al nostro e allo stesso indirizzo constata Ornella sconsolata ci stanno obbligando a una guerra tra poveri».
In effetti il settore vede nuove imprese aperte e spesso dalle nuove generazioni che lo ritengono un buon investimento: secondo la Camera di commercio, infatti, nel 2013 si sono registrate 130 nuove attività di bar senza cucina, per un totale a Milano di 4mila esercizi, e la metà sono state aperte da giovani.
C'è però anche chi, come un'anziana tabaccaia bionda, non sapeva dello sciopero o lo ha saputo tardi e chi non vuole partecipare in alcun modo alla protesta per sfiducia verso le istituzioni: «Uno sciopero di tre ore non serve a niente, o si ferma tutto per almeno un mese o è inutile afferma Francesco del bar Bicocca che ha anche riunito milleseicento colleghi in un gruppo Facebook e poi perché dare retta al sindacato che non conta niente e non fa niente per noi? Già in passato abbiamo provato a scrivere, come a protestare, ma non è servito a nulla».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.