«Le tasse ci massacrano ma cresciamo lo stesso E i tedeschi scelgono noi»

Se l'elettronica avanzata è ancora un settore produttivo importante nel nostro Paese lo si deve anche a imprenditori come Attilio Brivio, general manager della Tecnometal, piccola azienda di Trezzano Rosa nell'hinterland milanese che dall'89 sforna circuiti stampati professionali (pcb nel gergo tecnico) in quantità industriali e qualità eccellenti, per comparti di alto livello come l'automobilistico, l'elettromedicale, l'illuminotecnica e le telecomunicazioni. Ma come si riesce a stare (bene) sul mercato mondiale, confrontandosi con la feroce concorrenza giapponese, tedesca, americana e adesso anche cinese? «In Italia, fino a una decina d'anni fa, c'erano 200 aziende che producevano circuiti stampati; oggi ne sono rimaste una trentina. In Cina, solamente nell'area industriale del Guandong, ce ne sono 5mila. Eppure grandi clienti come la Bmw scelgono ancora noi».
Mentre la crisi, anche nella dinamica Lombardia, si sta divorando una dopo l'altra centinaia di piccole aziende del manifatturiero, esiste una realtà che continua a macinare ricavi e pure utili, anche se massacrati dalla pressione fiscale, progettando prodotti all'avanguardia per i committenti più esigenti del mercato: «Attualmente stiamo realizzando una commessa importante proprio per il gruppo di Monaco di Baviera - aggiunge Brivio - attraverso un loro fornitore per il quale produciamo pcb che servono al funzionamento di diversi componenti: gli airbag, le prese jack per gli accessi audio, i monitor lcd inseriti nei poggiatesta dei sedili anteriori. Le forniture per il settore automotive sono motivo di vanto perché il nostro prodotto è utilizzato soprattutto nell'ambito della sicurezza e per un target di clientela molto alto».
Così Tecnometal, con la sua trentina di addetti, ha chiuso il bilancio 2010 a 5,4 milioni di euro (+20% rispetto al 2009) e nel 2011 ha fatturato 6,1 milioni di euro (+9%), iniziando il 2012 già con un incremento del 5% nei primi mesi di attività. La quantità industriale di circuiti stampati venduta ogni anno, tanto per avere un'idea, corrisponde a 28mila metri quadrati, l'equivalente di quattro campi di calcio interamente ricoperti di schede. E la crisi? «L'abbiamo sentita anche noi, perché comunque pur mantenendo un buon livello di fatturato si sono contratte le marginalità; in alcuni casi abbiamo dovuto abbassare i prezzi di vendita, in pochi altri casi li abbiamo aumentati. Di sicuro è cresciuto il costo delle materie prime». In ogni caso l'azienda è giunta preparata al momento più critico: già una decina d'anni fa aveva cominciato a sondare i mercati e i produttori asiatici, stringendo accordi di partnership con fornitori cinesi, indiani e coreani per fabbricare e commercializzare schede elettroniche destinate soprattutto ad alti volumi di produzione. La differenza tra i circuiti prodotti a Trezzano Rosa e quelli prodotti nel Far East è data unicamente dal prezzo e dal tempo di consegna, dice Brivio: «Internamente produciamo circuiti che hanno tempi di consegna strettissimi, ad esempio una campionatura nuova in 24 ore, o con un particolare contenuto tecnologico. Quando invece servono grandi volumi di prodotto a prezzi contenuti, ci appoggiamo ai nostri fornitori orientali e diventiamo noi stessi responsabili della qualità finale del prodotto, assimilato dal punto di vista normativo alla nostra produzione interna».

Oggi il fatturato è al 50% frutto della produzione interna e per l'altro 50% generato dalla vendita dei pcb prodotti all'estero: è un buon esempio di come una piccola impresa alle porte di Milano riesca a competere nel mercato globalizzato mantenendo una produzione di eccellenza in equilibrio tra costi e ricavi.

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