Tasse locali, è record a Milano: paghiamo duemila euro all’anno

Imposta sui rifiuti, Irpef e bolli: i milanesi sono i più tartassati ma risparmiano 66 euro dal 2005

Sono i milanesi i più tar-tassati d’Italia, ancora primi nella classifica meno ambita. Dietro di loro i residenti di Pavia, Roma e Bologna. In fondo, distanziate anni luce, Messina, Ragusa ed Enna in compagnia di tutti le altre città capoluogo della Sicilia con l’inserimento di Sassari. Questo scorrendo la graduatoria degli esperti della Cgia, l’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre nel suo periodico studio. Un’altra testimonianza, ce ne fosse stato ancora bisogno, che i miracoli li faceva solo Gesù e che i bilanci sono in ordine quando i cittadini pagano le tasse. Anche quelle locali, in aggiunta alla dichiarazione dei redditi. E quindi per i Comuni l’Ici, solo per chi ce l’ha l’addizionale comunale Irpef e la tariffa per l’asporto dei rifiuti urbani. A beneficio della Provincia, invece, l’imposta sulla Rc auto, l’addizionale sulla bolletta dell’Enel e nell’imposta di trascrizione. La Regione, infine, riscuote l’Irap, la compartecipazione dell’Iva, l’addizionale regionale sull’Irpef e la compartecipazione sulle accise della benzina. A far di conto sono il 55,8 per cento i contributi regionali, il 38,5 quelli comunali e appena il 5,6 quelli provinciali. Il totale? Un vero e proprio salasso che, per la media nazionale, sfiora i 1.500 euro all’anno (1.469 per l’esattezza). Ovvero lo stipendio mensile di un impiegato di alto livello. Ma non è tutto, visto che a Milano il prelievo di euro supera i 2mila (2.0169). Così ripartiti: 828 al Comune, 90 alla Provincia e 1098 alla regione. L’unica buona notizia è che la pressione tributaria a Milano è scesa di 66 euro rispetto al 2005. Un trend opposto rispetto a Pavia, la seconda in classifica dove si raggiungono ormai i 1.947 euro con un aumento di 30. A stupire, semmai, sono i dati della Roma amministrata da Walter Veltroni che insieme al compare di centrosinistra al timone della Regione Piero Marrazzo, hanno fatto lievitare i tributi a quota 1.940 euro all’anno, con un incremento monstre di 166 euro rispetto al 2005. Ma, nonostante questo, il neosindaco Gianni Alemanno ha ereditato un «buco» che supererebbe gli 8 miliardi di euro.
A metà classifica Genova con 1.360 euro e 80 risparmiati rispetto a tre anni fa. Più fortunati a Enna dove si sborsano appena 647 euro. Città piccola? A Palermo, che è grande, si sale appena a 815 euro, quasi tre volte in meno rispetto a Milano. Dove, per scelta degli ultimo sindaci targati centrodestra (Gabriele Albertini e Letizia Moratti) non si paga l’addizionale Irpef, non sono stati incrementati i prelievi e, in anticipo sul governo, è cominciata l’eliminazione dell’imposta sulla prima casa. «È chiaro – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – che dove si pagano più tasse, almeno in linea teorica, i livelli dei servizi sono migliori. Inoltre, le tasse sono più alte dove il reddito è più elevato. Ma c’è di più.

L’indicatore che abbiamo preso come parametro di riferimento, ovvero il pro capite, è un buon riferimento che rischia però di penalizzare quei Comuni con un numero di residenti relativamente basso. Infine, non va dimenticato che la tassazione regionale, che incide per oltre il 55 per cento del totale, in buona parte è dovuta all’Irap, imposta pagata dalle aziende e dai lavoratori autonomi e non dai cittadini».

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