Forse i più la ricordano come la signorina Silvani, che si accompagnava al ragionier Fantozzi, Paolo Villaggio, nella parte della donna alta, di buon portamento e, almeno ad un primo sguardo, spensierata «single». Anna Mazzamauro è questo, ma non certo solo questo: «Io col cinema c'entro casualmente» dice al Giornale in occasione del suo nuovo spettacolo «Nuda e cruda», che è in scena da oggi al 15 febbraio al Teatro Sala Fontana (via Boltraffio 21, tel. 02 69015733, www.teatrosalafontana.it). «Il teatro riesce a portare emozioni con tutto il corpo, ogni parte di sé esprime qualcosa- racconta- Al cinema invece è diverso, si è solo compresi in un meccanismo più ampio».
In virtù di questo maggiore amore per il teatro, la Mazzamauro è autrice e interprete anche del suo prossimo show «sagace e liberatorio»: «Ormai ho imparato a riconoscere le emozioni del pubblico: nessun autore mi comprende meglio di quanto non possa fare io, ecco perché da qualche anno scrivo io stessa i miei spettacoli». Per quanto protagonista, «Nuda e cruda» non è un monologo che vede la Mazzamauro sola in scena: si interfaccia infatti con le danze di Leonardo Bonfitto, ed è sempre accompagnata dalle musiche originali di Amedeo Minghi composte ad hoc per lo spettacolo e suonate dal vivo dalla fisarmonica e pianoforte di Salvatore Canteruccio e dal contrabbasso di Sasà Calabrese.
La signorina Silvani sarà presente anche in teatro, «anche se qui me ne servo per parlare di avanspettacolo», parola intesa anche in senso quasi letterale oltre che come genere. La Mazzamauro infatti rivelerà in scena «il momento prima di iniziare a girare il film con Paolo Villaggio. Racconterò del provino, sempre per sottolineare che io col cinema non ho mai avuto un rapporto di vero amore».
Anna si dichiara un'attrice completa: «Ho interpretato i ruoli più diversi, dal Cirano a parti di Neil Saimon. Non sono solo una compagna di Fantozzi». Dopo questa aperta e a quanto pare necessaria dichiarazione, lo spettacolo andrà ad analizzare le questioni più disparate e varie, dal monologo «dedicato a Melania Rea, in cui mi chiedo come può vivere una madre se le hanno ucciso una figlia...», fino all'argomento della diversità, intesa come razzismo e omosessualità, prima di affrontare il tema dell'invalidità: «l'handicap e gli assistenti sessuali saranno soggetti del mio prossimo spettacolo, ora voglio puntare il dito sul fatto che siamo tutti uguali parlando di gay e di neri».
Si affronterà anche un tema delicatoe difficile come il cancro, «che terrorizza e che è una materia di cui non si riesce mai a parlare con la dovuta chiarezza e leggerezza».
Con la collaborazione «molto buona» che si è stabilita con Amedeo Minghi che ha composto le canzoni in scena si avrà un rifacimento contemporaneo di una serata di avanspettacolo. «Lui è davvero bravo- spiega la signorina Silvani- ma io in pubblico gleine dico di tutti i colori...»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.