Telecamere nella baraccopoli dello stupro

Telecamere ad alta definizione e più equipaggi di polizia e carabinieri a guardia delle aree a rischio della città. Sono questi i punti chiavi del vertice che si è svolto ieri mattina in prefettura, sotto la spinta emotiva della brutale aggressione a una donna, avvenuta domenica alle 6 del mattino all’interno dell’ex stazione ferroviaria di Porta Vittoria. Terminato l’incontro il rappresentante di governo Gian Valerio Lombardi ha voluto rassicurare i milanesi: «La situazione della sicurezza, al di là dei singoli episodi, non deve destare particolare allarme».
Che comunque alcune aree cittadine siano se non proprio fuori controllo, comunque in condizioni di allarme rosso, lo confermano l’incontro urgente di ieri mattina a cui, oltre a Lombardi, al vice prefetto Maria Luisa Inversini e al capo di gabinetto Renato Saccone, hanno partecipato il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Enzo Bernardini, il comandante provinciale della Guardia di finanza, il colonnello Rosario Lorusso, e il vice questore Gaetano D’Amato e il vice sindaco Riccardo De Corato, con delega alla sicurezza.
Un’ora di verifica, dalle 9.30 alle 10.30, poi all’uscita il prefetto ha riassunto il contenuto del vertice: «Faremo una vigilanza molto attenta in alcuni punti importanti della città come la stazione Centrale, la stazione di Porta vittoria, il campo di via Triboniano per dare una sensazione di tranquillità e di sicurezza alla cittadinanza, anche a costo di distogliere uomini da altri servizi». Anche se poi Lombardi ha subito precisato che sarà comunque una sorta di esperimento, che dovrebbe durare una settimana, dieci giorni al massimo. Conclusa l’operazione, si valuterà l’effetto di questi interventi definiti «emergenziali», ma che tuttavia potrebbero diventare la base di un piano di più largo respiro per «risolvere in via strutturale alcuni nodi importanti come la presenza nel territorio comunale di alcuni grossi insediamenti di nomadi».
Il prefetto tuttavia non ha potuto evitare di entrare nel merito dell’aggressione di quattro giorni fa: «Abbiamo fatto un’analisi degli ultimi dieci giorni - ha puntualizzato il prefetto -, ma a parte questo doloroso e spiacevole episodio occorso a una giovane signora, abbiamo notato che la situazione generale, alla luce dei dati statistici degli anni passati, non comporta aumenti così preoccupanti di criminalità. In sostanza sono stati due o tre episodi, del resto non collegati fra loro, che hanno dato l’impressione che ci fosse un particolare allarme».
Quanto alle indagini, Lombardi ha parlato di «buoni spunti investigativi» in mano agli inquirenti e della concreta speranza che i carabinieri riescano a identificare il bruto. Giustificando il rifiuto degli investigatori a diramare l’identikit, come è stato chiesto da alcuni esponenti politici milanesi: «Facciamo fare le indagini a chi le fa di solito e a chi le sa fare».
All’impegno delle forze dell’ordine si affiancherà anche quello di Palazzo Marino. «Nei prossimi giorni i tecnici di Aem e Comune eseguiranno un sopralluogo attorno all’area dell’ex stazione per posizionare telecamere ad alta definizione» ha annunciato nel pomeriggio il vice sindaco Riccardo De Corato.

Sul luogo dell’aggressione infatti erano gia presenti alcuni impianti a circuito chiuso, ma tutti puntate su largo Marinai d’Italia. Le registrazioni conservate dal comando dei vigili urbani, sono state analizzate dai carabinieri, ma nessun fotogramma ha fissato le immagini del bruto. Che per ora continua a non avere un nome e un volto.

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