Terzo posto per Milano nella classifica generale delle città più intercettate, secondo posto alla Lombardia nella classifica per regioni. Ma c'è un settore dove la lettura dell'ultimo rapporto Demoskopica sulle intercettazioni giudiziarie in Italia rivela meglio di qualunque altra analisi quanto sia grave la situazione nella nostra regione: è il dato sulle intercettazioni disposte nell'ambito delle inchieste per terrorismo internazionale, ovvero sulla penetrazione del l'estremismo jihadista nelle comunità islamiche.
Il rapporto, infatti, rivela che tra il 2009 e il 2014 la Lombardia ha assorbito da sola oltre la metà delle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte nelle indagini antiterrorismo. Sono stati ben 1.004 i «bersagli» individuati dalle procure di Milano e Brescia e finiti sotto controllo. Non significa che nel mirino siano finiti mille terroristi o presunti tali, perché tecnicamente con il termine di «bersaglio» si indica ogni singolo dispositivo telefonico o telematico da ascoltare: e poiché spesso i sospettati utilizzano più di un cellulare o computer, il totale va diviso almeno per due. Ma rimane un numero molto alto. E d'altronde la statistica arriva all'indomani delle notizie provenienti dalla Libia che confermano come Milano e la Lombardia siano al primo posto nella strategia di penetrazione da parte dell'Isis nel nostro Paese.
Il dato è indubbiamente allarmante, ma può essere letto anche in chiave positiva: perché conferma che l'attenzione degli uffici giudiziari è alta e che, insieme ai militanti o fiancheggiatori della jihad che vengono periodicamente arrestati, esiste un numero assai più vasto di soggetti che sono sotto inchiesta e che vengono monitorati. Oltretutto ai dati compresi nella statistica di Demoskopica, basati sulle tabelle fornite dal ministero della Giustizia, andrebbero aggiunte anche le intercettazioni preventive compiute dai servizi segreti che hanno necessità di essere autorizzate dalla procura generale e non possono essere utilizzate nei processi, di cui non esiste un resoconto statistico, ma che vanno anch'esse ad allargare il campo dei soggetti a rischio di deriva integralista tenuti d'occhio dagli apparati dello Stato.
Ogni anno che passa, racconta la statistica, cresce (fino a raddoppiare in un quadriennio) il numero dei sospetti di terrorismo operanti in Lombardia: contro i quali la intercettazione di telefonate e di comunicazioni via computer è molto spesso il principale (se non l'unico) strumento di indagine: perché si tratta quasi sempre di cellule piccole o addirittura individuali che non si incontrano mai fisicamente e che mantengono i contatti tra di loro e con i confratelli che operano nelle zone di guerra unicamente via Skype o Whatsapp. È questa la nuova frontiera delle indagini antiterrorismo, resa ostica dall'evoluzione tecnologica e dall'affinamento delle tattiche anti-intrusione messe in atto dai militanti estremisti.
E se il costo del Grande Orecchio continua a essere rilevante (nei quattro anni sotto esame lo Stato ha speso complessivamente per intercettazioni 1,358 miliardi di euro) almeno in questo settore si tratta sicuramente di soldi ben spesi.
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