Figli dimenticati dallo Stato. Così si sono sentiti i parenti delle nove vittime italiane dell'attentato a Dacca del primo luglio 2016. Per rimediare alle carenze di Roma però, Regione Lombardia ha una legge pronta per accompagnare in ogni passo i cittadini che vengono colpiti dai terroristi. Sia sul territorio nazionale che all'estero. Troppi i ritardi o le spese da anticipare, o troppo ridotto il sostegno per affrontarle tutte: oltre a quelle per il rimpatrio delle salme, ad esempio, ci sono quelle per i processi che nel caso dell'attacco in Bangladesh si preannunciano molto alte.
A promuovere la nuova norma sono Marco Tizzoni, consigliere regionale della Lista Maroni presidente, e l'assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali. Il primo in particolare si è avvicinato ai parenti delle vittime lombarde: Simone Codara, residente a Solza in provincia di Bergamo, marito di Maria Riboli, e Massimo Capelli, papà di Claudio, imprenditore di Barzanò ucciso. Codara è stato anche al centro di un piccolo caso di buona burocrazia. Quando la moglie è stata barbaramente uccisa aveva 33 anni e lo ha lasciato con una figlia di soli 3 anni. Disoccupato. Per questo l'Inps ha deciso di registrare il decesso della moglie come morte sul lavoro, anche se in quel momento non era in ufficio, potendo così conferire una pensione di meno di 500 euro al vedovo.
«Conoscendo i familiari delle vittime, sono emerse delle assenze da parte dello Stato - ha affermato Bordonali -. Chiamarlo abbandono forse è troppo, ma abbiamo ritenuto necessario agire: l'unica preoccupazione delle vittime degli attentati deve essere affrontare il loro dolore, non quella di pagare spese o prenotare biglietti aerei». In attesa che lo Stato faccia la sua parte, a pagare sarà dunque la Regione con la nuova legge che avrà come stanziamento iniziale 90mila euro.
Tizzoni, che ha pagato di tasca sua parte delle spese alle vittime, ha anche deciso di scrivere al governo affinchè si ricordi di questi figli minori dello Stato: «Sono fortemente amareggiato che, ad un anno di distanza dalla tragedia dell'Holey Artisan Bakery di Dacca, i familiari delle vittime non abbiano ancora ricevuto alcun contributo economico di sostegno a loro dovuto dallo Stato e dal Governo per la legge sulle vittime del terrorismo. Al rientro dal Bangladesh scriverò una lettera ai Ministri degli Esteri e della Difesa affinché questo ritardo sia colmato. Un Paese che non dà precedenza e il giusto rispetto ai suoi connazionali, che erano all'estero per lavoro e che sono stati barbaramente trucidati dai terroristi dell'Isis, non è un Paese civile».
Tizzoni sta seguendo i familiari delle vittime perché già si stava occupando di Bangladesh, in particolare dei rapporti commerciali tra Lombardia e il Paese asiatico. Rapporti che in termini numerici stanno crescendo a due cifre negli ultimi anni: in termini monetari si parla in totale di quasi 300 milioni di import-export. L'andamento positivo è spinto dall'export che cresce del 19,8%, contro una media nazionale del -14,1% e registra punte del +272% a Mantova, +181% a Cremona e +77% a Pavia. La Lombardia esporta in Bangladesh soprattutto macchinari e prodotti chimici, mentre importa quasi esclusivamente prodotti tessili, abbigliamento e accessori.
La comunità bengalese inoltre è una delle più attive a Milano: sono circa 4mila i piccoli imprenditori nati in Bangladesh e attivi in Lombardia a settembre 2016. Una comunità che conta anche su circa 20 mila residenti. Milano da sola concentra l'80% degli imprenditori e il 45% dei residenti.
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