Il "tesoretto" del poliziotto che taglieggiava le ladre rom

Le indagini: l'agente, arrestato con un collega in Centrale non toccava mai il conto in banca

Il "tesoretto" del poliziotto che taglieggiava le ladre rom

«Dobbiamo essere fortunate che ci sono soldi dentro altrimenti ci porta in questura... Se ci sono i soldi dentro se li prende e ci lascia andare... dobbiamo pregare Dio che ci sono tanti soldi dentro per darglieli, hai capito adesso?». Così una delle borseggiatrici nomadi intercettate dalla Squadra mobile raccontava il sistema di taglieggiamento imposto all'interno della stazione Centrale da Cosimo Tropeano, poliziotto, veterano delle squadre antiscippo, e dal suo collega Donato Melella.

I due poliziotti sono agli arresti dal 17 dicembre scorso, in attesa che si concludano le indagini a loro carico: la Procura voleva che venissero messi in carcere, il giudice preliminare è stato più morbido e ha concesso loro i domiciliari. Ma intanto le indagini vanno avanti, e dall'inchiesta già compiuta emergono nuovi particolari a carico dei due poliziotti, specie di Tropeano, destinati a pesare non poco sul loro destino.In particolare, ci sono gli esiti degli accertamenti patrimoniali che la Squadra mobile e la Polfer, incaricate delle indagini dal pm Antonio D'Alessio, hanno realizzato sui due colleghi, per trovare un riscontro alle dichiarazioni dei testimoni e a quanto emergeva dalle intercettazioni.

Se davvero il «fatturato» della coppia, accusata di farsi consegnare sistematicamente la refurtiva proveniente dai borseggi, raggiungeva la consistenza ipotizzata dalla Procura, qualche traccia nel tenore di vita degli agenti infedeli doveva emergere. Mentre Melella, il più giovane dei due poliziotti, conduce la vita modesta resa possibile dallo stipendio del Viminale, per Tropeano la situazione è meno limpida. Sul suo conto corrente approdano mensilmente i 2.500 euro dello stipendio, ma con un dettaglio curioso: i soldi entrano, ma non escono mai. Nei tre anni oggetto dell'indagine, dal conto del poliziotto vengono effettuati solo tre prelievi per un totale di circa 2.350 euro, oltre alla ricarica di una carta prepagata per 2.871 euro. Stop. Calcolatrice alla mano, si legge in un rapporto della Polfer, per mantenere sé e la sua famiglia (moglie e due figli) Tropeano avrebbe speso una media di 145 euro al mese.

Nel frattempo, il conto sale fino ad un saldo di oltre 75mila euro. La convinzione degli inquirenti è che un simile bilancio si spieghi solo con le robuste entrate in nero, ovvero dai soldi estorti alle borseggiatrici. A ulteriore sostegno della ipotesi, ci sono i numerosi cambi di valuta che il poliziotto effettua nello stesso periodo, convertendo in euro le monete più disparate: dollari, rubli, yen, corone ceche, spesso in biglietti di piccolo taglio. Sono i soldi rubati ai turisti?Alcune testimonianze che fanno parte del fascicolo, d'altronde, sembrano lasciare poco spazio ai dubbi.

Come quella di alcuni poliziotti che un giorno, negli uffici della questura, sentono una donna fermata protestare così con Tropeano: «Otto volte mi lasci andare, mi sfili i soldi dal portafoglio, ci porti alla metropolitana e un calcio in culo; e una volta ci porti qua!».

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