«Il Passante è arrivato a destinazione. Ora muoversi in Lombardia diventa più facile». Lo slogan è ancora lì, nero su bianco, come una scritta indelebile impressa su un manifesto pubblicitario. Sono trascorsi dodici anni dallinaugurazione delle prime tratte che collegano Milano allhinterland, ma il Passante ferroviario sembra ancora una terra di nessuno, dove le persone che si incontrano con più frequenza sono addetti alle pulizie, stranieri o barboni ubriachi che bivaccano sulle panchine. Dove si può andare da una stazione allaltra, entrare, uscire, rientrare senza pagare il biglietto e senza che nessuno controlli. Ci siamo stati per due giorni di fila e ogni volta è stato lo stesso: percorso netto.
Il viaggio nei meandri delle linee suburbane inizia un lunedì mattina. Per percorrere la tratta della S10 da Bovisa a Rogoredo, una delle più centrali e delle più frequentate ci vogliono più di tre ore. Andata e ritorno. In mezzo, le altre sei stazioni: Lancetti, Porta Garibaldi, Repubblica, Porta Venezia, Dateo, Porta Vittoria. Il primo treno lo prendiamo a Repubblica. Ci saranno una decina di viaggiatori sulla banchina. Vorremmo fare i ticket prima di salire, e ancora prima vorremmo capire se questa è la linea giusta da prendere. Ma le due cose insieme sono incompatibili: tutte le macchinette automatiche sono fuori servizio e le indicazioni non si sa bene dove andare a cercarle. Ci avviciniamo al gabbiotto sperando di trovare un controllore. Ma cè solo un immigrato che sta pulendo i cestini della spazzatura. Passano pochi minuti e i passeggeri scivolano via accanto alla macchina obliteratrice e scompaiono nella scala mobile. Il conta persone è fermo al numero 101856. Va bene, forse è un caso. Forse cè stato un guasto e momentaneamente si viaggia senza convalidare il biglietto. Vorrà dire che appena incrociamo un controllore, pagheremo la nostra quota. «Guardi che io non ne ho mai visto uno. E lo prendo tutti i giorni questo mezzo», dicono gli habitué.
A Porta Venezia lo scenario è più o meno lo stesso: un immenso corridoio, larghissimo e deserto. Accanto ai tabelloni con le destinazioni, ci sono le scale per scendere ai piani inferiori. Anche qui i tornelli sono bloccati, i gabbiotti vuoti e le telecamere chissà se funzionano. Ma la sicurezza? Sono una donna, giovane e viaggio da sola. È pieno giorno, eppure non cè anima viva. E se succedesse qualcosa? Dallaltra parte dei binari, ci sono due ubriachi su una panchina. Una bottiglia di vino per terra, cartacce, cibo e chissà cosaltro. Una ragazza ci passa accanto, tira dritta veloce, come se nemmeno li avesse visti. Certo, cè la videosorveglianza. Lo dicono i cartelli appesi ai pilastri. Ma se nessuno guarda gli schermi e nessuno controlla, a cosa servono?
Lingresso a piazzale Dateo sembra un girone dantesco. La porta aperta a metà e le scale che sprofondano nel buio. Due rampe di scalini e finalmente la luce. Lunica cosa bella di questa stazione in cui rimbombano i passi nel vuoto, è la scritta «Dateo» che hanno inciso in corsivo sulle colonne. Per il resto, laspetto è desolante. Il giro continua: Porta Garibaldi, Porta Vittoria, Rogoredo: qui il treno volendo lo si può prendere - senza pagare - direttamente dalla strada. Riattraversiamo la città fino allaltro capo della S10, Bovisa. Questa è lunica stazione in tutta la tratta in cui i tornelli funzionano e i controllori pure.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.