Tre millenni di capolavori restaurati

In mostra alle Gallerie d'Italia 140 opere, fra cui dipinti di Caravaggio, Perugino, Lotto, Rubens e Carrà

Simone FinottiRestituire alla collettività capolavori che rischiano di andare perduti: è questa la finalità di «Restituzioni», un programma di Intesa Sanpaolo, giunto alla 17esima edizione, che presenta alle Gallerie d'Italia, in piazza della Scala, i suoi ultimi, splendidi frutti nella mostra La bellezza ritrovata. Caravaggio, Rubens, Perugino, Lotto e altri 140 capolavori restaurati, aperta fino al 17 luglio. In tutto 145 opere, in 54 nuclei, che coprono un arco di quasi tre millenni, dall'VIII secolo a.C. - l'epoca in cui veniva fondata Roma - a Carlo Carrà metafisico (Madre e figlio, 1917).L'iniziativa, nata nel 1989, prevede di individuare, ogni due anni, un gruppo di opere da restaurare in Italia, selezionate dalle Soprintendenze in base all'urgenza di intervento. Unica condizione, che si tratti di capolavori di pubblica fruizione. I risultati vengono esposti in una mostra itinerante che quest'anno arriva per la prima volta a Milano con i dipinti, le sculture e i manufatti «restituiti» nell'ultimo biennio. Regione dopo regione, è una carrellata di epoche e stili: dai bronzetti egizi di età tarda, provenienti dall'Archeologico di Venezia, agli affreschi di S. Pietro all'Olmo di Cornaredo (XII secolo), dalla statua di Amenmes (Archeologico di Bologna) alla Madonna Castelli di un maestro abruzzese del XII secolo (Museo d'arte sacra della Marsica), dai sarcofagi romani di epoca cristiana del Palazzo Ducale di Mantova ai vetri dei mastri muranesi (Padova, XV-XVI secolo), dalle imponenti spatheia, anfore greche di Ravenna (V sec. a.C.), all'opus tessellatum del mosaico dei Pugili, capolavoro tardorepubblicano proveniente da Classe, fino al Cavaliere Marafioti, grande terracotta di epoca classica rinvenuta in pezzi nella Locride e ora al Museo Archeologico di Reggio Calabria.E ancora, il «Ratto delle Sabine» di Luca Giordano, del Seicento maturo, il Crocifisso ligneo di Anton Maria Maragliano, del 1723, la Croce di Chiaravalle del Museo del Duomo (opera medievale di orefici veneti e milanesi), la «Flagellazione» di Andrea Vicentino (fine '500), la «Resurrezione» del Baiardo (metà '600). Addirittura maschere e costumi della Commedia dell'arte da Roma e antiche armature giapponesi dall'Armeria reale di Torino.Tanti i maestri dei secoli d'oro, da Francesco del Cossa a Vittore Crivelli. Ma soprattutto i «big» che danno il nome alla mostra: Caravaggio, con il «Ritratto di cavaliere di Malta» (1608), Rubens con «Il Cristo risorto» (1616, entrambi da Palazzo Pitti), e tornando indietro nel tempo l'«Adorazione del Bambino» di Lorenzo Lotto (metà '500, da Loreto) e la «Crocifissione con la Vergine e S. Girolamo» del Perugino (primo '500).

Per la prima volta la raccolta esce dall'Italia con tre rilievi lignei del Monte Calvario dalla Slovacchia. Una splendida lezione di arte, cultura e storia e tecnica del restauro nel cuore di Milano. Biglietti da 3 a 5 euro, gratis fino a 18 anni.

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