La giustizia costa cara ai milanesi. Colpa di un palazzo di giustizia che è esso stesso un monumento allo spreco: spreco di spazi, di entrate, di spifferi, di tutto. E che per essere mantenuto in vita inghiotte milioni e milioni di euro. In questi anni tentativi di mettere un argine alle spese si sono scontrati con la irrimediabile vetustà del palazzo progettato negli anni Trenta da Marcello Piacentini - roba da classe energetica Z - e che invano la giunta Moratti aveva cercato di rottamare. I soldi e le intese per trasferire tutto a Porto di Mare, in una nuova «Cittadella» con carcere incorporato, non si sono trovati. Così la giustizia milanese continuerà ad avere come indirizzo da qui all'eternità - o quasi - quello di corso di Porta Vittoria. E continuerà ad inghiottire quattrini.
I dati sui costi del palazzaccio sono contenuti negli atti della Commissione manutenzione della Corte d'appello, che fa da general manager della struttura. Raccontano che lo scorso anno, dopo che il 2011 aveva visto un vistoso calo dei costi, le spese sono tornate a schizzare all'insù. Erano 28 milioni di euro nel 2010, l'anno successivo si erano fermate a 21, nel 2012 sono tornate sopra quota 26 milioni. Ma non è questa la notizia peggiore. Per legge, le spese di funzionamento delle strutture giudiziarie sono sostenute dai Comuni, che poi girano il conto al ministero della Giustizia per venire rimborsati. Negli ultimi anni, Milano ha ricevuto da Roma circa l'80 per cento di quanto scucito per il sistema giustizia. Ma quest'anno il budget nazionale è stato sforbiciato furiosamente: a fronte dei 250 milioni dell'anno scorso, il governo ne ha finora stanziati solo 70. Se non verranno trovati nuovi fondi, i Comuni rischiando di vedersi restituire solo una minima parte.
Tra le voci di spesa più poderose risaltano i servizi di riscaldamento, di pulizia e di vigilanza, rese gravose dalla irrazionalità della struttura. Si tratta di spese che si è cercato di limitare in ogni modo: con l'allacciamento alla rete di teleriscaldamento della centrale A2a di via Forlanini, o con la istituzione di pattuglie miste armate e disarmate per i controlli agli ingressi, ma il totale resta comunque imponente. Ad appesantire il bilancio 2012 sono arrivate anche alcune bollette arretrate. L'unica consolazione per le casse di Palazzo Marino sono i tre milioni e mezzo di affitti «figurativi» che riguardano strutture edilizie di proprietà comunale concesse al tribunale (come gli uffici del giudice di pace in via Guastalla o gli archivi di via Gregorovius) che di fatto non vengono pagate.
Dall'anno prossimo, sul conto totale peserà anche l'entrata in servizio del nuovo «palazzetto» di via San Barnaba, alle spalle di corso di Porta Vittoria, prevista per il prossimo febbraio. Anche qui si dovranno pagare luce e gas.
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