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Tutor e part time: così è più facile per le neomamme

Tutor e part time: così è più facile per le neomamme

Linda Gilli è presidente e amministratore delegato della Inaz, una società milanese che si occupa di software. Ha tre figli ormai grandi e quasi 500 addetti, tra dipendenti e non. Famiglia e lavoro binomio impossibile? E chi l’ha detto. Così lei, imprenditrice, ha realizzato un progetto che gli è valdo anche un premio come «Impresa responsabile» promosso dalla Camera di Commercio. Part time e telelavoro sono i cardini su cui ruota un piano fatto si incentivi e contributi. «Bisogna superare i vecchi stereotipi», sprona Linda Gilli convinta che una donna «dopo aver studiato raggiungendo tra l’altro i risultati migliori e dopo avere investito sul lavoro quando diventa mamma viene sostituita da ragazzi giovani che finiscono per metterla in un angolo. Ma perché bisogna essere costrette ad abbandonare le proprie competenze?». Lei si è rimboccata le maniche e ha progettato un piano di conciliazione che prevede alcune caratteristiche di base che poi vengono modulate caso per caso sulle necessità di ognuno. Risultati? «Ottimi - spiega soddisfatta - tutti sono più contenti alla fine si lavora di più e meglio».
Flessibilità e part time vengono snocciolati in tutte le loro forme. Viene lasciata ampia scelta se lavorare dal lunedì al giovedì e avere il venerdì libero, oppure lavorare tre settimane al mese o ancora solo la mattina. Quando una mamma resta a casa viene dotata di mezzi informatici e di un tutor che la mantiene in stretto contatto con l’ambiente di lavoro. «Sono convinta - spiega Linda Gilli - che una donna che diventa mamma acquisisca maggiori competenze. È una persona che sa gestire lavoro, figli, famiglia.

È una sorta di piccolo imprenditore che “sa“ di più, una risorsa che diventa un punto di forza anche per l’azienda». In azienda c’è ora un Comitato famiglia-lavoro che segue le colleghe in congedo ma anche i colleghi che restano perché non considerino l’assenza come un aggravio.

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