«Via tutti i condannati e bilanci on line»

Avevano prenotato la sala da cento posti invece dell'auditorium. Prudenza o scaramanzia? Alla 18 le poltrone sono già tutte occupate e la gente resta in piedi. Il coordinamento provinciale del Pdl, che non vuol farsi chiamare nè il partito dei formattatori e neanche dei rottamatori - «piuttosto rifondatori» - pochi giorni fa ha lanciato il tam tam per presentare il manifesto-appello con nuove regole per la selezione dei dirigenti. Appuntamento ieri al circolo dell'Unione del commercio in corso Venezia 47. La base ha risposto. Ed è delusa, arrabbiata dopo gli scandali che hanno coinvolti tanti uomini del partito, dal Lazio alla Lombardia. Applaude quando Giulio Gallera rivendica che «il Pdl siamo noi, non ci stiamo con chi si è seduto coi nostri voti in Parlamento facendo malaffare», «non vogliamo essere confusi con i ladri», «Fiorito fa schifo», «deve essere candidato chi si spende nei banchetti, chi raccoglie firme, chi puzza di strada e colla dei manifesti». E protesta insieme al capogruppo milanese Carlo Masseroli quando attacca anche Alfano che «aveva parlato di primarie un anno fa, siamo stufi di aspettare, cambi passo» o quando afferma che «in Regione siamo appesi alla Lega, come se fosse pura e non avesse avuto la sua dose di scandali». Applausi al deputato Ue Carlo Fidanza che assicura: «Non vogliamo una contrapposizione tra giovani e vecchi» nè «tra ex di Fi e ex An» ma «tra chi fa politica per la gente e chi per interesse. Dobbiamo riavvicinare la base» e «offrire un'alternativa credibile alla sinistra, o il centrodestra andrà a votare Matteo Renzi».
Il manifesto. É un decalogo per la «selezione all'ingresso» del Pdl. I capisaldi «merito» e «militanza», le candidature «devono essere riservate in via prioritaria a chi ha dedicato anni all'attività sul territorio, i non iscritti solo a fronte di rilevanti e specifiche competenze professionali». Seconda regola: tetto di due mandati a ogni livello istituzionale. Terzo: approvare un codice etico che preveda il vaglio delle candidature da parte di un Comitato di garanti che valutino pendenze, pregressi e posizioni compromettenti, l'espulsione dei condannati in primo grado per reati contro la Pubblica amministrazione o infamanti e un limite preciso alle spese che i singoli candidati possono effettuare. Ancora: criteri di trasparenza assoluti per l'uso dei fondi pubblici, compresa la pubblicazione on line dei bilanci dei gruppi consiliari e del coordinamento. Introdurre le primarie per i candidati sindaci, presidenti di Provincia, Regione e Parlamento. Eliminare listini e liste bloccate. Ottavo e ultimo comandamento: completare l'elezione dal basso di tutti gli organi di partito. Sil palco anche Osnato, De Pasquale, Del Gobbo, Squeri, Lardieri, Beretta. Il coordinatore provinciale Sandro Sisler che insiste, «la selezione deve partire dal territorio» e «non serve essere giovani».

In sala ex consiglieri e assessori comunali, da Tiziana Maiolo a Stefano Pillitteri, Carmelo Gambitta, Carola Colombo, Gianfranco Baldassarre, dalla Provincia l'assessore Giovanni De Nicola, la consigliera Roberta Capotosti, il deputato Paola Frassinetti, c'è Lucio Bergamaschi, Carlo Armeni di Giovane Italia, consiglieri di Zona o nell'hinterland o solo iscritti.

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