"Tutti mi ricordano come sex symbol ma so anche recitare"

Barbara Bouchet si racconta alla vigilia del debutto teatrale al Nuovo, sul palco con Corinne Clery e Iva Zanicchi

"Tutti mi ricordano come sex symbol ma so anche recitare"

«BB» è tornata, icona femminile che nell'immaginario degli italiani over 40 non è acronimo dell'animalista Brigitte ma dell'assai più verace - pur se teutonica - Barbara Bouchet. La diva catodica delle commedie sexy anni Ottanta oggi ha 71 anni («e me ne vanto») portati magnificamente. Merito del dna familiare, dice, del fitness a cui si è dedicata anche mediaticamente per il secondo pezzo di vita, «ma anche del fatto che non ho mai avuto vizi come fumo e alcol». Ha appena fatto una seduta di agopuntura. «Ho sempre creduto nelle terapie naturali e adesso ne ho bisogno per andare in scena: il palco non è come il cinema, la memoria dev'essere infallibile, il fisico pure». D'altra parte, da quando è una delle tre magnifiche «donne in cerca di guai», al fianco di Iva Zanicchi e dell'amica di sempre Corinne Clery, le sale fanno il tutto esaurito. Venerdi 23 ottobre debutterà al Teatro Nuovo, spettacolo che apre ufficialmente la stagione.

Dal cinema alle fiction, dal fitness al teatro. Il cerchio è perfetto?

«Quella del palcoscenico è una sfida entusiasmante ma, per un'attrice come me, anche inevitabile. Con il cinema ho voluto chiudere a 39 anni perchè produttori e registi non ti cercano più se sei identificata per la bellezza e per i ruoli sexy. Eppure nella mia vita ho recitato anche al fianco di star di Hollywood, anche se non tutti se lo ricordano».

Beh, d'altra parte lei è stata il sogno proibito di una generazione, quella degli spettatori maschili delle commedie all'italiana con Alvaro Vitali e Lino Banfi. Qualche rimpianto?

«Non mi pento di nulla, tranne forse di due o tre film che avrei evitato volentieri di fare, ma non potevo oppormi ai produttori che mi facevano lavorare. Se fosse dipeso da me avrei recitato anche in altri ruoli e a volte ci sono riuscita, come in 007 Casinò Royale del '67. Il mio film d'esordio, a Hollywood, fu al fianco di John Wayne e Kirk Douglas in Prima vittoria, interpretavo una moglie infedele».

Ma il fatto di essere ricordata come un sex symbol la disturba o le fa piacere?

«Non mi dispiace affatto però, lo ripeto, so anche recitare e mi pare di averlo dimostrato. Sul set in America ho conosciuto attori con cui è nato un rapporto straordinario, come David Niven».

Se è per questo Martin Scorsese la volle nel cast di «Gangs of New York».

«Era solo una piccola parte ma Scorsese mi stupì dicendomi sul set che aveva visto tutti i miei film, che mi stimava e si scusava per avermi affidato solo un ruolo minore. Io gli risposi che ero onorata e che da un regista come lui sarei venuta anche gratis...».

È vero che Antonioni voleva sceglierla per la protagonista di Blow Up?

«Mah, quella fu una storia strana. Era stato Carlo Ponti a riferirmi a Cannes che Antonioni voleva incontrarmi per il film. Io per la verità non sapevo neppure chi fosse, ma presi un aereo e andai a trovarlo in un albergo di Londra. Lui mi rivolse appena la parola e se ne andò. Io pure».

Una delusione?

«No, perchè poco prima di arrivare a Londra avevo incontrato il produttore Charlie Feldman che mi disse: se non va in porto il tuo provino ti vorrei per «007». E così andò, per fortuna».

Com'è arrivata nel Belpaese?

«Sono stati due cineasti italiani, Piero Zuffi e Roberto Loyola, a venirmi a cercare a New York nel '69 per inserirmi nel cast di Colpo Rovente , un film poliziesco con Carmelo Bene. Trovai l'Italia molto più adatta al mio carattere solare rispetto agli States e ci rimasi».

In Italia si sposò con l'imprenditore napoletano Luigi Borghese. Prima ebbe una love story con Omar Sharif...

«Non fu proprio un grande amore. Ero molto affascinata dal grande mito del cinema, lui mi chiese di sposarlo ma prima mi volle portare con sè nella sua casa di Parigi. Una noia mortale, perchè non faceva altro che giocare a bridge e non potevo permettermi neppure di attaccare un quadro. Me ne tornai in Italia».

Qui ha avuto due figli. Massimiliano, che lavora in una famosa casa di produzione e Alessandro Borghese che è ormai un celebre chef televisivo. Non parlate mai l'uno dell'altro, perchè?

«È un tacito accordo per tenere separate le nostre carriere. Però sono molto fiera di lui, con la cucina è riuscito a inventarsi un mestiere bellissimo. E pensare che da ragazzino non voleva studiare e quando gli chiedevo cosa volesse fare, sapeva solo rispondere sempre: boh...».

Lui ha detto che è stato il papà e non la mamma a insegnargli a cucinare...

«Poco ma sicuro».

Il fatto che lei si spogliasse per il cinema dava fastidio a suo figlio?

«Beh, a volte mi diceva che in classe qualche compagno gli diceva: ho visto tua mamma nuda in televisione, che f... eccetera eccetera».

E lei che gli diceva?

«Di fregarsene, che tanto siamo tutti nati nudi. Piuttosto di rispondere a quei compagni che mentre la sua mamma poteva permettersi di mostrare le sue bellezze, non sapeva se le loro di mamme potessero dire altrettanto...».

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