«Tutti sanno che in Italia non si rischia nulla»

Febbraio 2010. L'omicidio di un giovane egiziano in via Padova - una delle «casbah» a più alta densità di stranieri a Milano - scatena una vera e propria guerriglia urbana e scontri interetnici tra marocchini e sudamericani. I magrebini accusano infatti i latinos, in particolare i giovani delle bande, di essere i responsabili del fatto di sangue. Polemiche, controlli a tappeto per mesi e mesi delle forze dell'ordine e dei militari mi spingono a cercare un contatto diretto con i leader di una di queste bande dai nomi fantasiosi - Latin King, New York, Trevor - per sapere come la pensano. Un desiderio che si rivela un'impresa: anche dopo aver mosso i contatti giusti i giovani sudamericani dei «Trinitarios» mi danno buca più volte, come se volessero testare la mia tenacia e la buona fede. Poi finalmente il 13 marzo si presentano all'appuntamento in una galleria umida e maleodorante di una stazione della metropolitana che passa sotto una piazza. Banditi registratori e taccuini, incontro José Omar a un tavolino del bar del metrò. «Non sono il rey dei Trinitarios, non sono il re di questa banda - ci tenne a sottolineare subito -. Ma qui a Milano sono il capo, ho quasi vent'anni e molta esperienza. Non dimenticarti il mio nome perché lo sentirai nominare».

José restò seduto, m'invitò a fare altrettanto, ma i suoi tre fidi «soldati» restarono sempre in piedi dietro di noi e a un suo battito di ciglia si abbassano con l'orecchio accanto alla bocca del loro capo per carpirne i desideri ed eseguirne immediatamente gli ordini.

«Di noi si dicono tante cose, ma non siamo assassini - spiegò José. Però attenzione: non siamo tranquilli, se ci tormentano potremmo diventare cattivi, anche se non vogliamo essere considerati come i nordafricani: noi non vendiamo morte, tra noi non ci sono spacciatori. E andiamo a scuola. Ma nelle vostre scuole, come nelle vostre fabbriche non ci vogliono.

Dicono che beviamo troppo, che siamo sempre ubriachi...E voi? Siete perfetti voi? Date il permesso di soggiorno ai banditi, ai balordi. Che restano tutti qui e sanno di potersene andare in giro a rubare e a uccidere. Sanno che più di tanto non rischiano qui in Italia».

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