Cronaca locale

Uccise la donna che lo aiutava Ma la Procura ora lo "grazia"

Uccise la donna che lo aiutava Ma la Procura ora lo "grazia"

Si può ammazzare a sangue freddo la persona che ti ha accolto ed aiutato in ogni modo, andare a bersi e a giocare i soldi rubati, e cavarsela con diciott'anni di pena? Luca Marcarelli, che nel 2017 a Baggio uccise a bottigliate Tiziana Pavani (nella foto), c'è riuscito. La Cassazione ha confermato la blanda condanna emessa dalla Corte d'appello di Milano, che aveva sollevato l'indignazione dei familiari della vittima. Ma la Cassazione non poteva farci niente, per il semplice motivo che la Procura generale non aveva impugnato quella decisione abnorme. L'unico a presentare ricorso era stato l'assassino, cui anche quei diciott'anni sembravano troppi: ma la Cassazione ha respinto il suo ricorso. Tra cinque o sei anni tornerà comunque in circolazione.

Perché la Procura generale non abbia fatto ricorso è un mistero, visto che durante il processo d'appello la stessa Procura per Marcarelli aveva chiesto l'ergastolo: chiara la premeditazione del delitto, brutali le modalità. Invece i giudici avevano escluso la premeditazione, e concesso a Marcarelli persino le attenuanti generiche.

Dalle motivazioni della sentenza della Cassazione si intuisce che i giudici della Suprema Corte, se avessero potuto, sarebbero stati meno indulgenti con l'imputato. L'omicidio, scrivono, «non è stato fine a se stesso ma frutto delle modalità brutali con cui il Marcarelli ha perseguito il suo scopo predatorio (...) l'intento dell'imputato era stato ancora una volta quello di procurarsi denaro per l'acquisto di cocaina e alcolici e per il gioco d'azzardo, tant'è vero che per ammissione dello stesso Marcarelli anche i soldi trafugati quella notte li aveva "spesi tutti tra macchinette, gratta e vinci, birra e ricarica telefonica».

Ma la Procura generale si è accontentata di diciott'anni.

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