Ultimo saluto a Micaela tra lacrime e incredulità «La rimpiangono tutti»

Parenti, tanti amici e colleghi al funerale L'abbraccio del sindaco Sala ai genitori

Elena Gaiardoni

Quando le lacrime soffocano il respiro, parlano i fiori. Un giardino rosa al funerale di Micaela Masella, morta nell'esplosione della palazzina di via Brioschi e un lungo rosario di lacrime mute di molti, molti giovani che a voce bassa chiedevano delle due figlie della loro organizzatrice di eventi al teatro Carcano, Linda e Aurora. Le piccole, ustionate nell'esplosione e ricoverate al Niguarda, stanno meglio, il marito, Giuseppe Pellicanò anche. Potrebbe uscire dal Niguarda entro dieci giorni.

Raramente tanti occhi gravati dal pianto hanno accompagnato una bara a cui è stata riservata una commozione sacra e l'onore della città in lutto, riunitasi nella basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore in Brolo ieri alle 15. A fianco dell'altare il picchetto ha alzato i tre gonfaloni del Comune di Milano, della Città Metropolitana, della Regione quando don Alfredo Tosi, il celebrante, ha alzato la particola del corpo di Cristo.

Aldo Masella, padre di Micaela, consolava tutti con sorriso composto e così anche mamma Renata: «Il sorriso è sempre stata la forza della nostra famiglia. È il modo migliore per dare a nostra figlia l'ultimo saluto» affermano entrambi, mentre sulle note di un Notturno di Chopin la funzione religiosa inizia alla presenza del sindaco Giuseppe Sala che indossa la fascia tricolore, degli assessori Pierfrancesco Majorino e Aldo Granelli. Nessuno, a parte la famiglia, riesce a trattenere il dolore per una morte che i ragazzi definiscono «ingiusta, ingiusta più delle altre». Non sono solo lacrime di lutto quelle chi si vedono nella chiesa che è la parrocchia di famiglia, ma di incredulità, di non rassegnazione. Sono lacrime vive, aspre e piene di domande, per questo scorrono di più e non si fermeranno. Asciutto è solo il volto di un uomo molto anziano, col bastone, seduto tra i banchi di famiglia.

Prima lettura dal libro della Sapienza, sulla morte dei giusti. Seconda, una lettera di San Paolo: «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?». Il Vangelo di Giovanni sul chicco di grano che per dare frutto deve morire nella terra. «Alessia, sorella di Micaela, in questi giorni mi ha detto che un mare d'amore ha avvolto la famiglia. Sembra che all'improvviso in questa città si siano spenti i colori dell'estate, ma non è vero, perché il dolore non è solo tenebra e amarezza». Alessia, in blu, sale sull'altare alla fine della cerimonia per dire le ultime ragioni a una sorella, afferrata da una fine inattesa e violenta nel fiore rosa della vita. «Cara Micaela, questo saluto da tua sorella, dalle tue bimbe, da mamma, papà, cugini, zii, in una chiesa dove salutammo nonno Renato e zio Carlo. Tu ora abiti un mondo d'amore e di pietà, dove non c'è spazio per illazioni e false dicerie». Gli applausi scrosciano per tre minuti. Il primo ad alzarsi in piedi è ancora una volta papà Aldo, in abito grigio e poi gli astanti.

Durante l'omelia don Alfredo aveva detto: «Siamo a due passi dal teatro Carcano. Possiamo dire che con questa morte non si chiude un sipario». Molti fiori si sono aperti dopo che Micaela è stata sbalzata dal suo appartamento al terzo piano giù nel cortile per un'esplosione dovuta al gas, ma altri rimangono chiusi e stanno lì, attendono di sbocciare, compresa la vita di due bimbe, le creature più innocenti e più simili alle rose della chiesa, perché la loro vita sarà sempre una rosa ai piedi della bara della madre, come le peonie e il velo da sposa «per una donna - ha ricordato don Alfredo - che è stata figlia, sorella e madre». C'è anche suor Anna Maria dell'istituto Cabrini in corso di Porta Romana 105. «Tutta la famiglia Masella veniva all'istituto. Accompagnava i giovani che facevano danza classica. Micaela non c'era quasi mai».

Anche ora lei giace a occhi chiusi, coperta dal profumo dell'incenso, dai ricordi sussurrati, dal pianto dietro gli occhiali da sole di Salvo Manganaro, il nuovo compagno seduto in terza fila, dietro la famiglia. I fiori parlano in un funerale. Sbocciano quando vogliono loro, muti ma non ignari di quanto sangue significhi per la donna la parola giustizia.

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