Non c'è che dire: l'arte della variazione, che tanto ha affascinato gli antichi retori, i maestri del frammento e i giganti della musica, da Bach a Beethoven, da Brahms a Elgar, ha da sempre un non so che di intrigante. Se poi ci aggiungi il respiro immortale del mito, la ricetta è perfetta. Lo hanno fatto al Teatro Franco Parenti, dove prende il via stasera la rassegna «Variazioni sul mito», che prosegue fino al 29 marzo con spettacoli e lezioni magistrali, in occasione di alcune repliche, su quello che le antiche leggende possono insegnare all'uomo di oggi.Suggestione di partenza è l'intuizione, di sapore vichiano ma già molto presente nel pensiero antico, della ricorrenza di tematiche simili nelle varie epoche della storia. Prendiamo Edipo: da stasera al 24 gennaio va in scena la rivisitazione di Alberto Bassetti che parte dalla fine, dopo la scoperta della verità, la morte di Giocasta e l'accecamento. Cosa accade? Il protagonista di Edipo in compagnia, il bravo Paolo Graziosi (lo ricordiamo come zio del Leopardi di Martone) è affiancato da un'enigmatica Antigone (Elisabetta Arosio): un po' pirandellianamente, i due si trovano costretti a recitare incessantemente la propria storia. Specchio dell'inconscio individuale e collettivo, il mito è presente in tutti noi ed è capace di fornirci categorie d'interpretazione della realtà: ci riflette Luigi Zoja, domani alle 18, che dà spazio anche all'analisi dei fondamentalismi. E se interpretassimo alcuni attacchi terroristici come continuazione del mito della nemesi che colpisce la hybris, la tracotanza?Il 14 è sempre Graziosi a svestire i panni dell'attore e dialogare con Giorgina Cantalini sul «Personaggio tra cinema e teatro», mentre il 18 è atteso un Massimo Recalcati freudiano con Edipo, il figlio. Non poteva poi mancare Medea, l'eroina- antieroina per eccellenza della tragedia classica, donna tormentata dalle passioni che la lacerano ma, al contempo, le svelano la propria fiera identità: a farla rivivere, dalle pagine di Christa Wolf, è Elisabetta Vergani, giovedì 28 e venerdì 29, con lezione magistrale di Eva Cantarella su «Medea migrante». Dall'1 marzo è un'altra donna a salire sul palco: la voce inascoltata di Cassandra, la più sfortunata fra le sfortunate figlie di Priamo, rivive per la regia, drammaturgia e interpretazione di Elisabetta Pozzi (con il contributo di Massimo Fini). All'origine, anche qui un atto di arroganza: punita, per opposte ragioni, al pari della curiosa Psiche, Cassandra è destinata a un'inutile preveggenza per aver rifiutato l'amore di un dio.
E quando metterà in guardia i Troiani dal cavallo acheo, nessuno le darà retta. Emblema dello sguardo lucido sul presente e premonitore sul futuro, potrebbe aiutarci a squarciare il velo dei nostri oscuri giorni. Il 2 marzo, lezione di Umberto Curi «Chi ha paura di Cassandra?».SimFin- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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