Per il verde di Expo spesi troppi soldi

La Corte dei Conti: «Difetto di economicità, clausole inique e vigilanza carente»

Luca Fazzo

Due milioni e duecentomila euro, da dividere in cinque: il sindaco, i suoi ex manager Angelo Paris e Antonio Rognoni, e due aziende pubbliche, la Metropolitana Milanese e Ilspa, ovvero Infrastrutture Lombarde. Il risarcimento che la Procura regionale della Corte dei conti chiede per la vicenda degli appalti Expo è economicamente pesante: ma a risultare indigesta al sindaco, oltre alla prospettiva del danno economico, è la decisione della magistratura contabile di fare irruzione nell'inchiesta Expo senza attendere i risultati del processo penale, dando per scontata la colpevolezza del primo cittadino. Che invece è convinto di poter dimostrare in aula la propria innocenza.

Il provvedimento firmato da Salvatore Pilato, procuratore regionale della Corte dei conti, è composto di quattordici pagine. Vi si afferma senza mezzi termini che «sussiste danno erariale nella misura di euro 2.274.206,43» e che «la responsabilità amministrativa contabile può ascriversi nei confronti dei signori Sala Giuseppe, Paris Angelo e Rognoni Antonio». Si indicano essenzialmente due fonti di accuse: l'indagine penale condotte dalla Procura generale, dopo l'avocazione dell'inchiesta, e l'audit interno a Expo condotto nel 2014 dalla Sernet. Nel mirino c'è, come è noto, l'appalto per il verde di Expo e in particolare l'atto che il 23 ottobre 2013 affidò l'appalto senza gara alla Mantovani spa, già vincitrice dei lavori per la piastra. «La sottoscrizione dell'atto aggiuntivo è stata preceduta dalla determinazione a contrarre adottata l'11.7.2013 dall'amministratore delegato di Expo (ovvero Sala, ndr) la quale ha autorizzato l'affidamento al medesimo operatore economico che esegue l'opera principale dei lavori complementari non compresi nel progetto iniziale».

La procura contabile dà atto che l'importo dei lavori non fu deciso da Sala: «per la quantificazione del prezzo relativo alla sola fornitura delle essenze arboree, la determinazione dell'amministratore di Expo 2015 opera il richiamo dell'importo stimato in euro 5.130.556 nel progetto esecutivo elaborato dalla società Metropolitana milanese spa». Per questo che anche ad Mm ora vengono chiesti i danni, perché la cifra pattuita con Mantovani (che fu alla fine, con uno sconto del 15%, di 4.360.973 euro) era - secondo l'audit della Sernet - oltre il doppio del valore effettivo dei lavori da realizzare.

L'attività di progettazione di Mm è stata «deficitaria nei profili di stima economica delle condizioni dello scambio contrattuale», mentre l'attività del responsabile del procedimento, Angelo Paris, fu «carente e lacunosa nei profili di proposta, di tutela e di vigilanza sulla scelta dei parametri di convenienza, trasparenza ed economicità nell'interesse della stazione appaltante, che risulta gravemente pregiudicato dalla iniquità delle clausole». Mentre Ilspa, che doveva verificare per conto di Expo la convenienza dell'accordo, agì «con modi lacunosi e carenti». Di conseguenza a Sala si contesta il «difetto di economicità» dell'affidamento diretto a Mantovani.

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