Vetri, caos e notti insonni La Darsena non ne può più

Migliaia di persone erano in piazza per il match I residenti: «Ora basta, questo non è un luna park»

Elena Gaiardoni

Vetri rotti. Sarà il ricordo della partita Italia-Germania per alcuni residenti della Nuova Darsena. E' andata anche bene, perché per la prima partita degli Europei, Romania-Francia, La Gazzetta dello Sport ha distribuito diecimila trombette. «Una Gazzetta. Una trombetta». Non si deve avere l'immaginazione di Leonardo da Vinci per sentire il putiferio di quella sera.

«Da quando la Darsena è stata rinnovata viviamo all'interno di una giostra di provincia, e mi scuso con gli abitanti di provincia, certamente più civili dei milanesi che hanno preso questo luogo per fare manifestazioni paesane che con la cultura e il buon gusto non c'entrano nulla». Sono in tanti a pensarla come Carlo Cecaro, che fa parte di «Svendesi in Darsena», un gruppo di abitanti che documenta su Facebook tutto quanto accade in quello che viene definito il gioiellino di Expo 2015.

Dall'Amsa fanno sapere che per ripulire il lerciume lasciato dalla sfida italo-tedesca è stata impiegata una squadra di dieci operatori con appositi mezzi dalle 6 alle 9 del mattino, quindi se ne deduce che le persone che hanno iniziato a raccogliere le bottiglie e i cocci dalle 2 fino alle 4, come alcuni cittadini testimoniano, fossero privati che dovevano fare ripulisti per raggiungere la porta di casa. «Attraverso i nostri avvocati siamo andati avanti con un'azione legale, una diffida a sostare davanti al condominio di via Gorizia 18. La giunta Moratti aveva fatto uno splendido giardino, ora c'è un piazzale di tre strati di cemento che invoglia saltimbanchi di ogni tipo. Senza contare lo spettacolo spontaneo che ogni sera arriva dal nuovo pontile. L'altra notte dopo Italia-Germania, ci siamo sorbiti canzoni di Rino Gaetano in un pic nic dove il fumo non era da barbecue». Le strade non sono più delle automobili, i parchi non sono più dei fidanzati, le città non sono più dei residenti, che guarda il caso, dopo un'intera notte di sagre da villaggio, hanno il «vizio» di dover andare a lavorare per far andare avanti la produttività di Milano.

E pulire costa. Se una città fosse amministrata come una donna gestisce una casa, si concederebbe a tutti i suoi componenti di sfasciarla? «Questa casa non è un albergo» è l'espressione più gradita alle madri, evidentemente la città invece lo è, e non è proprio un hotel a cinque stelle! «C'è un altro problema. Nessuna legge regola la navigabilità del Naviglio. Se domani prendo una canoa e la metto in acqua in teoria posso vogare. Se mi scontro con un altro, chi può intervenire all'interno della disputa? Non è un dettaglio da poco, visto che anche la settimana scorsa alcuni ragazzi si sono buttati in acqua».

Bottiglie, sacchetti di plastica, cannucce, cicche di ogni tipo: sono gli oggetti più innocenti che restano dopo che una riunione di «cittadini» si è sfogata sulle strade del porto senza che nessuno intervenisse. Che differenza c'è tra questi bisboccioni e gli extracomunitari con cui ci indigniamo? Nessuna. Come nessuno riesce a capire come mai i maxischermi non vengano messi all'interno dei parchi, dove i residenti non possono essere disturbati. «La Darsena è nuova. Di solito una cosa nuova si rispetta, si accudisce, si valorizza con adeguate opere.

Invece da un anno ci sono solo baldorie che pare distruggano quello che è stato fatto. Speriamo finisca» si augura Carlo Cecaro. Intanto anche stasera l'ennesimo chitarrista sarà sul pontile a strimpellare e sguaiare come un'oca sgozzata, credendo che questa sia democrazia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica