Luciana BaldrighiUna vita da straniero nella capitale lombarda. Dino Buzzati, nato in provincia di Belluno, fece di Milano la sua città d'adozione e vi svolse tutta la sua carriera di inviato, scrittore e pittore. La «moglie bambina», Almerina, morta il 22 novembre scorso custodì gelosamente fino alla fine tutte le raccolte di Buzzati: libri, stampe, quadri, disegni, fotografie e documenti, lasciando intatti persino gli arredi come il giornalista li lasciò alla sua morte nell'appartamento sui giardini pubblici di Porta Venezia. In questo bel palazzo in stile razionalista la coppia visse i suoi ultimi anni di vita.Non manca nulla: dalla macchina da scrivere al divano in pelle sul quale Buzzati batteva i suoi articoli per il Corriere della Sera al quale collaborò dal 1928 al 1972. L'abitazione è piena di volumi e quadri, sparsi ovunque ed è facile comprendere che questo straordinario universo della cultura del Novecento presto diventerà una casa-museo. Nell'angolo più in vista della sala troviamo «Occhi di bambola» che Buzzati trovò in una fabbrica dismessa e il ciclo delle «Storie dipinte» con i volti de «Le buone amiche», 50 quadri con didascalie. Spicca al centro del salone «Piazza del Duomo di Milano» del 1952 dove - al posto delle guglie - vi sono le rocce dolomitiche e un grande prato invece del sagrato.Di quadri, non solo suoi, è pieno anche il soffitto, lo studio e il bagno. «Come affreschi» amava definirli Buzzati. Un importante museo che ricorda i salon di Parigi. In cucina nudi e volti di donna su pannelli di metallo, grandi occhi incisi su disegni. La sua pittura si potrebbe definire una via di mezzo tra Metafisica e Pop Art. Fu la stessa mano a creare il «Poema a fumetti», il mito di Orfeo e Euridice in chiave erotica. L'uscita nel 1969 creò una serie di polemiche tra la critica e Buzzati fu accusato di essere un «reazionario», incapace di uscire da quel mondo fantastico ovattato.Grande amico di Gaetano Afeltra con il quale condivise la prima abitazione milanese, Buzzati è stato corrispondente di guerra ad Abeba nel 1939, dove ebbe l'ispirazione di scrivere il «Bestiario» (Mondadori Editore), a cura di Lorenzo Viganò che pubblicò una dozzina di sue opere. L'edizione del 1991 raccoglie 14 pezzi e 36 racconti e disegni.
Storie sulla tracotanza umana che chiamano in gioco il leopardo suicida per avere mangiato con grande voracità un riccio: animali che fanno da prototipo a esseri umani. C'è anche la «Gallina zero», l'unica in grado di covare 308 uova al dì. Un testo uscito l'8 dicembre del 1933.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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