Cosa spinge un vecchio parroco a sganciare trentamila euro a due rom prepotenti? La carità cristiana, la paura, o qualche segreto inconfessabile? È una storia dai contorni ancora oscuri quella venuta alla luce in un piccolo paese tra Milano e il corso dell'Adda, dove un giorno del mese scorso il direttore di banca chiama i carabinieri per segnalare che l'anziano prete si è presentato in agenzia chiedendo di prelevare ventimila euro in contanti, appena un giorno dopo averne prelevati quindicimila. Cosa se ne fa, il prete, di tutti quei soldi?
I carabinieri interrogano il don: che vive in paese da una vita, ha fatto per anni il parroco e da pochi mesi si è ritirato ma è restato a vivere in canonica come amministratore. Ed è così che un po' per volta la storia viene a galla. «Qualche mese fa ha suonato il campanello un ragazzo di circa 22 o 23 anni di origine romena che mi diceva di avere bisogno di soldi perché gli era morta la bambina ed aveva bisogno di soldi per il funerale». Commosso, il prete esaudisce la richiesta. Ma nelle settimane successive le richieste, con una scusa o con l'altra, proseguono. Fino alla richiesta di quindicimila euro per pagare l'avvocato di una causa di lavoro. Il parroco acconsente. Ma la sera stessa, altra richiesta di altri ventimila euro. «Ho paura che mi aggredisca fisicamente se non dovessi dargli altri soldi», dice ai carabinieri il don.
Credibile? Un po' per volta, viene a galla un altro dettaglio. Il prete racconta ai carabinieri che l'argomento decisivo per convincerlo era stata, insieme alla paura delle botte, anche una minaccia: «Faccio vedere un video che ti riprende mentre mi abbracci». Il giovanotto avrebbe minacciato persino di interrompere la messa e proiettare il filmato davanti ai fedeli.
Ma esiste o non esiste, il video? «Io non l'ho mai visto», dice il parroco. Ma non esclude che esista, perché, spiega, per lui abbracciare è una abitudine: «È una cosa che faccio con molti fedeli, in segno di saluto e non per altre ragioni». Allora perché tanta paura? «Temevo che facessero dei fotomontaggi», dice il prete. «Preciso che non ho mai fatto niente di male che potesse ledere la mia reputazione - tiene a precisa re - in paese mi conoscono da anni e non mi sono mai premesso di fare cose contrarie ai miei doveri». Però, alla fine, decide ugualmente di pagare. E ottiene in cambio un dvd.
Cosa ci fosse nel disco è impossibile saperlo, perché il prete si è affrettato a distruggerlo. Ma il rom e il suo complice, arrestati dopo avere incassato l'ultima rata, sostengono che non c'era niente: «il dvd era vuoto».
Come spiega Marco Brigliadori, avvocato di uno degli arrestati, «al massimo è stata una truffa, non una estorsione». Adesso se la sbrigherà il giudice. Ma dove li prendeva il prete tutti quei soldi: «Sono i risparmi di una vita», dice in una prima versione. Ma poi ammette che i soldi erano «in parte miei e in parte della parrocchia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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