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Virus, lo smacco per i Comuni: dove finiscono i soldi delle multe?

Gli introiti delle sanzioni di chi viola le regole contro la diffusione del coronavirus finiscono allo Stato. Anche se a fare i controlli sono i vigili

Virus, lo smacco per i Comuni: dove finiscono i soldi delle multe?

Da quando è in vigore la quarantena per coronavirus, polizia, vigili e carabinieri, hanno controllato circa 6 milioni di persone e denunciato o sanzionato 200mila cittadini. La cifra da sborsare per i trasgressori è ingente, varia tra i 400 e i 500 euro, scontati se pagati nell'immediato. A fare i conti della serva significano 56 milioni di euro minimo. La domanda è: dove finiscono questi soldi?

Risposta semplice: nelle casse dello Stato. Il problema è che a Roma ci finiscono non solo quelli delle ammende elevate dagli agenti della polizia di Stato o dall'Arma, ma anche quelli della polizia locale. "I nostri uomini si sono ritrovati con una selva di provvedimenti comunali, regionali e statali da dover far rispettare", spiega l'assessore alla sicurezza del comune di Sesto San Giovanni, Claudio D'Amico. Quando fermano un cittadino, devono capire se punirlo per aver violato i DPCM di Conte, le ordinanze della Regione o quelle del singolo Comune. Nello studiare le norme, a Sesto si sono accorti di un particolare non di poco conto. "Quando hanno scritto i decreti - spiega D'Amico - non hanno specificato che le sanzioni elevate dalla locale possono finire nelle casse del Comune. Quindi in base alle leggi vigenti, questi devono essere inviati allo Stato". Il problema è che ai Comuni impegnare i propri uomini per contenere il coronavirus costa. "Noi abbiamo messo in campo strategie per evitare che gli agenti non si contagino. Abbiamo subito consegnato mascherine, guanti e infatti il comando di Sesto San Giovanni non è stato colpito dal virus", dice D'Amico che la mette in questi termini: "Noi li paghiamo, i poliziotti rischiano e poi i soldi se li prende lo Stato".

In effetti lasciare nelle casse comunali quei denari poteva essere una buona idea. Sarebbe stato un aiuto in più, per amministrazioni che si trovano in prima linea nel gestire la crisi economica che sta attanagliando il Paese. Conte ha stanziato 400 milioni per il sostegno alla povertà, misura contestati dai sindaci che la ritengono "troppo poco". Non avrebbe potuto rinunciare alle multe? "Questo dimostra la totale incompetenza del governo - continua D'Amico - Non hanno la minima idea di cosa significa amministrare la città. Ci troviamo a fare il lavoro di controllo del territorio, siamo sotto pressione per mille motivi, aiutiamo i cittadini e loro si prendono pure gli introiti?".

"Che vergogna, lo Stato che dovrebbe aiutare gli enti locali, che annuncia aiuti agli enti locali per 4 miliardi e mezzo che nessuno finora ha visto, poi invece gli succhia i pochi introiti che hanno, li vampirizza e li utilizza pure come riscossori", attacca Roberto Calderoli. Per il vicepresidente del Senato "siamo all’assurdo": "Lo Stato chiede ai Comuni di effettuare i controlli, utilizzando il proprio personale, i vigili urbani e gli agenti della polizia locale, con tutte le annesse spese che sostiene il Comune per far andare in giro gli agenti. Lo Stato chiede ai Comuni di fare il lavoro 'sporco', di elevare le sanzioni, e poi i quattrini finiscono nelle casse statali e non in quelle del singolo Comune? Ma chi vogliono prendere per il culo?".

Senza contare che "in questo momento i Comuni, con il divieto ad uscire per i cittadini, stanno perdendo anche la maggior parte delle loro entrate da contravvenzioni per il traffico o i parcheggi, perché in giro ci sono pochissime macchine". Insomma, conclude Calderoli, "cornuti e mazziati".

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