Woody Allen regista e virtuoso jazz stasera in scena con il suo clarinetto

Con la band suonerà pezzi del repertorio, da Armstrong in poi

Ferruccio Gattuso

Che soffi in un clarinetto o che si piazzi dietro una macchina da presa Woody Allen non rinuncia mai - al jazz. Più precisamente, alla sua declinazione di New Orleans, il dixieland. Melodie morbide, e quel tocco di romanticismo vintage che, sin da giovane, conquistarono il futuro autore di «Manhattan» più del ruvido be bop, quello che nel secondo dopoguerra si prendeva tutta la scena. Un film di Woody Allen parte sempre così: registrazioni antiche, un felpato ritmo swing e quell'atmosfera che ti riporta a un'America che fu. A quel tempo in cui, pur con tutte le sue contraddizioni, il Grande Paese era, comunque, «la città luminosa sulla collina».

Molto è cambiato da allora, e il buon vecchio Woody gioco perfido della sorte di questi tempi si ritaglia un ruolo simbolico di esule più per gli attacchi del movimento progressista #MeToo che per la presenza, alla Casa Bianca, di un indigesto presidente repubblicano come Donald Trump. E visto che girare film è oggi più complicato, Mister Manhattan se ne va in giro per un'Europa che non ha mai smesso di amarlo: stringendo il suo clarinetto, suonando insieme a The Eddy Davis New Orleans Jazz Band, proponendo al suo pubblico un repertorio di grande musica. «Lo so che vengono perché sono Woody Allen», ha sempre detto. E ci mancherebbe. Però intanto suona, e quel che ne esce è cosa buona e giusta. Quanto al sodale Eddy Davis che guida la band, sono sue le dita che agitano le corde del banjo, strumento cardine del genere dixieland. Atteso questa sera al Teatro degli Arcimboldi dopo le date di Amsterdam e Monaco rispettivamente del 24 e 26 giugno (ore 21, ingresso 201,25-132,25 euro, info 02.64.11.42.200), Woody Allen propone un repertorio storico legato a nomi come Sidney Bechet, Johnny Dodds, George Lewis, Jimmie Noone e l'immancabile Louis Armstrong.

Un viaggio tra le sette note nere, bianche e mulatte di una musica che ha marchiato a fuoco il Novecento. Legato visceralmente alla sua New York, il cineasta americano ha, come appuntamento fisso da quasi quarant'anni (trasferte e vacanze permettendo), il lunedì sera al Café Caryle di Manhattan.

Chi vuole veder jazzare l'autore di film memorabili come «Io e Annie», «Hannah e le sue sorelle» e «Radio Days» non ha che da accomodarsi in quel locale. Ma dal 1996, qualcuno è riuscito a convincere il buon vecchio Woody a infilare il suo clarinetto in una custodia e a mettersi sulla strada: in Europa, il successo è stato speciale, e c'era da scommetterci.

L'esperimento fu, nemmeno da dire, messo su pellicola grazie alla prima regista Oscar della storia Katherine Bigelow, autrice del documentario «Wild Man Sings The Blues». Il Teatro degli Arcimboldi celebra Woody Allen anche con una mostra fotografica nella Torre Scenica intitolata «A spasso con Woody», che resta allestita fino al 9 luglio».

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