Zangrillo promuove la riforma Maroni ma rifiuta il super assessorato

La riforma della sanità firmata da Roberto Maroni trova un sostegno illustre in Roberto Zangrillo, professore del San Raffaele, uno dei membri del tavolo dei saggi per la riforma, luminare noto anche per essere il medico personale di Silvio Berlusconi. Il professor Zangrillo ha incontrato Maroni e Fabio Rizzi, il leghista relatore della bozza di riforma, pochi giorni prima di Natale. «Posso dire che Maroni ha dimostrato tutta la sua intelligenza, volendo una riforma che non si basa su logiche di appartenenza politica ma sui veri valori» dice Zangrillo. Un commento da sostenitore convinto: «Parlando con lui, mi sono reso conto che capisce il problema con tutte le variabili in campo».

Qualcuno sussurra che Maroni volesse offrirgli il superassessorato a Sanità e Welfare, ma il professore ride e assicura di non essere interessato ad alcun incarico politico in Regione. E anzi di essere contrario all'accorpamento: «Serve un assessorato alla Sanità forte, consapevole del peso di tutto ciò che gestisce. Non c'è ragione di intorbidare le acque». Accorpamento a parte, il giudizio è assai positivo: «La sanità in Lombardia è forte sia a livello privato che pubblico, al contrario di quel che accade a livello nazionale. La difficoltà della Regione è riuscire a operare senza i tagli imposti dal governo centrale da cui rischia di essere seriamente danneggiata». Una polemica non casuale.

Il vero problema per la Lombardia, secondo Zangrillo, si chiama Beatrice Lorenzin, ovvero il ministro della Sanità: «È un ministro inadeguato, schiava della sanità romana, espressione di un partito, l'Ncd, politicamente poco rappresentativo. È preoccupante come le Regioni possano essere a costrette a muoversi sotto una simile mannaia».

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