Miles Davis: mito tra quadri e musica

Franco Fayenz

Al Teatro La Fenice di Venezia sono cominciati i 40 giorni di celebrazioni che l’Associazione Veneto Jazz dedica a Miles Davis con il titolo Miles&. Sono fin troppe le date da ricordare: i 15 anni dall’ultimo concerto italiano che il maestro tenne a Castelfranco Veneto il 24 luglio 1991; la sua scomparsa due mesi dopo, il 28 settembre; gli ottant’anni che Davis avrebbe compiuto il 25 maggio scorso. E ancora: mezzo secolo dal suo primo concerto italiano, il 22 novembre 1956 al Teatro Manzoni di Milano e - ricorrenza fondamentale per il Veneto - 35 anni dai due concerti davisiani alla Fenice il l4 novembre 1971, pomeriggio e sera. Questa volta, alla Fenice, si tiene qualcosa di più di un concerto. La curatrice per l’arte contemporanea della Fondazione Querini Stampalia, Chiara Bertola, ha realizzato una splendida mostra degli ormai famosi quadri di Davis, costituita da una serie di opere di grande formato dipinte con colori acrilici, pastelli e matite. L’allestimento vuole restituire, attraverso un percorso ritmato dei quadri esposti in tutti gli spazi di accesso alla sala del teatro - l’atrio centrale, il foyer, gli scaloni, le gallerie, il bar, le Sale Apollinee - l’immagine complessa della creatività di Davis.

I quadri sono accompagnati (immersi, sarebbe meglio dire) da brani avvolgenti della musica di Davis scelti da uno specialista quale Enrico Merlin che ha saputo cogliere e sottolineare l’impressionante corrispondenza fra i colori e i suoni. Davis diceva: «La mia musica mi appaga ma non mi basta, mi lascia un senso di vuoto. Per questo dipingo». Appunto.

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