Luniversità è stato un altro dei temi caldi per tutta la durata della legislatura: polemiche sulla riforma annunciata, polemica durante il dibattito, polemiche successive. Eppure lUniversità era già considerata, prima di questo Governo, un settore in crisi e la fuga dei cervelli, con la collegata crisi della ricerca, non è certo iniziata nel 2001 dopo la vittoria del centrodestra. Senza mai attribuire le responsabilità al passato e al sistema, da molti osservatori indipendenti definito anche baronale e corporativo, la sinistra ha mobilitato professori e studenti.
P «Cinque anni di governo del centrodestra hanno significato il definanziamento del sistema università - enti pubblici di ricerca - ricerca industriale» (Programma dellUnione).
In questi quattro anni, i finanziamenti al sistema universitario sono in realtà aumentati in modo considerevole, passando dai 6,16 miliardi di euro del 2001 ai 7,028 del 2005, quasi un miliardo in più. Lincremento è del 13,5%. Sono aumentati anche gli investimenti per borse di studio, dottorati e assegni di ricerca, per favorire il proseguimento degli studi e linserimento nel mondo della ricerca dei giovani più meritevoli. Le borse per i dottorati di ricerca e per gli assegni di ricerca, ad esempio, sono quasi triplicate, passando da 3.000 a 8.000. I fondi per le borse di studio sono aumentati del 15%. Sono 8.167 i nuovi docenti immessi nel sistema. Per favorire luscita dei giovani dalle famiglie di origine e agevolarne l'indipendenza, un grande sforzo è stato dedicato alledilizia universitaria, con un incremento di 16.000 posti nelle residenze universitarie (+44%). Il governo Berlusconi ha destinato un importo di 478 milioni di euro, 400 dei quali come quota di riequilibrio 2002-2004 delle università sovrafinanziate, alla istituzione di apposite strutture di servizio per gli studenti e alla formazione integrativa durante il primo anno di accesso allUniversità.
P È necessario «valutare e promuovere il talento negli studi, nella ricerca, nelle carriere - superando consuetudini sociali negative - perché è il solo modo di favorire lequità e la mobilità sociale e perché un sano equilibrio tra competizione e garanzie stimola la qualità complessiva del sistema» (Programma dellUnione).
La sinistra deplora a parole il sistema fondato sui privilegi e le «consuetudini negative», ma di fronte alla prospettiva di un suo reale abbattimento, realizzata dalla riforma universitaria, si schiera in difesa dello status quo. Proprio ispirandosi ad un criterio meritocratico, teso a promuovere il talento a fronte dei privilegi, del localismo e del baronato, da sempre vizi di fondo del sistema universitario italiano, la riforma Moratti ha invece introdotto nuove regole per il reclutamento dei professori e dei ricercatori universitari. In particolare il nuovo sistema di reclutamento garantisce la qualità della docenza a livello nazionale, nel rispetto dellautonomia degli atenei. Lidoneità nazionale si sostituisce infatti agli attuali concorsi banditi dalle singole università, che hanno contribuito a consolidare un sistema basato sui privilegi, il localismo, la mancanza di trasparenza e selettività. La nuova idoneità introdotta dalla riforma Moratti, che rappresenta la precondizione per la chiamata da parte degli atenei, si basa su procedure finalmente trasparenti, capaci di dar vita ad una selezione autenticamente basata sul merito.
Inoltre nellUniversità italiana, alla luce di questi stessi criteri di promozione dellefficienza, sono stati introdotti nuovi meccanismi di finanziamento, basati su 4 parametri: il 30% del finanziamento dipende dal numero degli studenti iscritti, esclusi le matricole e i fuoricorso; il 30% dai risultati dei processi formativi, misurabili annualmente in termini di crediti (Cfu) acquisiti; il 30% dai risultati delle attività di ricerca scientifica; il 10%, infine, riguarda incentivi specifici. Si tratta di una forte innovazione per un settore in cui da tempo immemorabile lattività di ricerca non è stata in alcun modo premiata.
P «Dare spazio ai giovani nellUniversità e nella ricerca perché lItalia ha bisogno di giovani che insegnino e facciano ricerca» (Programma dellUnione). «La prima conseguenza (della riforma Moratti, ndr) è che per gli attuali 22mila ricercatori, che fanno ricerca e insegnano, e per i giovani che vorranno seguire questa strada, il provvedimento Moratti prospetta un futuro di precariato assoluto» (Gavino Angius, dal sito dei Ds al Senato).
La strada della ricerca per i giovani usciti dal nostro sistema universitario, lungi dal diventare più angusta, come vorrebbe far credere il centrosinistra, si è andata via via ampliando, come dimostrano i dati relativi ai percorsi post universitari e agli investimenti del governo nel settore. Tanto per cominciare, negli ultimi anni il numero dei dottorati di ricerca è aumentato costantemente: dai 4.865 vincitori di concorso nel XIV (1998-1999) ciclo, si è arrivati a 11.852 nel XVIII (2002-2003), con un incremento complessivo del 143,6% e un +19,9% nell'ultimo anno, mentre il numero dei dottori dai 4.077 raggiunge i 6.351 (+56%). I dottori di ricerca, per quanto in aumento, fino al 2002 costituiscono una quota costante dei laureati, di poco superiore al 3%. Nellultimo anno invece (2003), la probabilità di un laureato di diventare dottore di ricerca aumenta e raggiunge il 4,6%.
Proprio per aiutare i giovani ad entrare nel mondo della ricerca universitaria al termine del percorso di dottorato, viene introdotta dalla riforma Moratti la nuova figura di ricercatore a tempo determinato, che consentirà un massiccio ingresso di nuove leve nel sistema universitario. Che questo non significhi precariato è evidente, visto che al tempo stesso nuove soluzioni sono state individuate per aiutare i ricercatori, da tempo impegnati nelle università, che ancora non hanno avuto opportunità di accedere alla docenza. A favore di queste figure sono previste riserve e maggiorazioni nellambito dei giudizi di idoneità a professore associato, che in pochi anni consentiranno il passaggio di tutti gli attuali ricercatori nella fascia degli associati, una volta superato il giudizio di idoneità nazionale. Chi non partecipasse ai giudizi di idoneità o non riuscisse a superarli può vedersi comunque attribuire il titolo di professore aggregato, come riconoscimento del lavoro svolto fino a quel momento.
P Per lUnione occorre «aumentare, sia nei corsi di laurea che di laurea magistrale, il numero dei laureati e delle laureate di qualità e con buone prospettive di occupabilità» (Programma dellUnione).
I dati diffusi dallOcse nel 2001, sottolineavano per lItalia la bassa percentuale di laureati e dottori di ricerca sulla popolazione attiva, il basso rapporto tra studenti e docenti e il tasso di produttività del sistema relativamente al numero dei laureati e diplomati. Se la sinistra avesse sotto gli occhi le cifre odierne relative al mondo universitario, saprebbe che negli ultimi tre anni la situazione si è significativamente modificata: le immatricolazioni alle università sono aumentate nellarco della legislatura del 14%, passando dalle 319mila del 2001, anno di introduzione della riforma della didattica, alle 363.874 dellanno accademico 2004/2005. È cresciuto anche il numero degli studenti che completano il loro percorso di studi con il conseguimento di una laurea: lincremento del numero dei laureati è stato addirittura del 56%, dai 171.806 del 2001 ai 268.821 del 2004. Inoltre, si segnalano la riduzione dei tempi di conseguimento del titolo di studio, dato che nel nuovo ordinamento il 51,7% degli studenti si laurea nella durata legale del corso, e soprattutto la riduzione dal 66 al 40% del tasso di abbandono degli studi. Infine va registrato lincremento del 20% circa del personale docente e ricercatore rispetto all'anno 2000, passato da 50.501 unità a 60.089 al 1º gennaio 2006.
Secondo lIstat, inoltre, la percentuale dei laureati che trovano unoccupazione entro tre anni dal conseguimento del titolo è lievemente aumentata, passando dal 73,5% del 2001 al 74% del 2004. In effetti, il triennio 2001-2004 sembra caratterizzarsi soprattutto per un aumento della partecipazione dei giovani laureati al mercato del lavoro: la quota di persone non attive (che non lavorano e dichiarano di non cercare lavoro) è diminuita infatti dal 16,1% del 2001 al 13,4% del 2004. Daltronde quel che emerge dai dati Istat è che landamento delloccupazione giovanile in generale ha avuto in questi anni un andamento decisamente positivo: dopo un periodo di crescita fino alla metà degli anni 90, per i giovani tra i 20 e i 34 anni, la disoccupazione si sta infatti riducendo. Tanto che se nel 1997 su 100 giovani occupati o in cerca di un lavoro 19 erano disoccupati, nel 2003 i disoccupati sono diventati 14.
Il settore della formazione post laurea continua ad espandersi in tutte le sue componenti: nellanno accademico 2003/2004, scuole di specializzazione, dottorati di ricerca, corsi di perfezionamento, master di primo e di secondo livello sono frequentati da un totale di 149.976 studenti. Gli iscritti alle scuole di specializzazione sono 74.855 unità, con un incremento del 93% circa rispetto a cinque anni prima, e variazioni annue di oltre il 10%.
P Cresce lofferta formativa
Come testimoniano le ricerche del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, il numero di corsi di laurea del nuovo ordinamento (n.o.) è aumentato nel 2003/04 di 44 unità (erano 3.024 nel 2002/03 ed è aumentato a 3.068 nel 2003/04). Lintroduzione e lattivazione dei corsi di laurea specialistica sta crescendo molto. Lofferta è più che raddoppiata tra il 2002/03 e il 2003/04 (da 533 a 1204).
P Borse di studio, aiuto agli studenti meritevoli.
Con la Finanziaria del 2004 è stato istituito un Fondo di garanzia per la concessione di prestiti fiduciari agli studenti capaci e meritevoli. Lo studente può ottenere un prestito bancario senza fornire alcuna garanzia (la copertura dei rischi sulla restituzione è a carico dello Stato), con significative agevolazioni per la restituzione del prestito stesso e con interessi bancari estremamente favorevoli.
P Conclusione
Modificare un sistema ingessato da decenni, combattendo il corporativismo e il baronato; aprire ai giovani ricercatori la strada per una carriera più rapida; stimolare i giovani a concludere rapidamente il corso di laurea; avvicinare il mondo accademico al mondo delle imprese e quindi i giovani laureati al \lavoro: questi gli obiettivi perseguiti dalla riforma Moratti che stanno già dando i primi risultati, ben sapendo che solo a lungo termine si coglieranno i frutti pieni.
(5. Continua - Prossimo dossier sulloccupazione)
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