Un milione sparito, il Papa manda un ispettore

La Curia di Trapani, guidata dal vescovo Francesco Miccichè, sarà sottoposta ad una «ispezione» del Vaticano. Benedetto XVI ha indicato come proprio «inviato» il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, che è anche presidente del Consiglio Cei per gli Affari giuridici. L’alto prelato sarà «visitatore apostolico»: in pratica dovrà approfondire una serie di vicende che hanno coinvolto la diocesi trapanese e riferirne al Papa. Una funzione di tipo «istruttorio».
Il provvedimento della Santa Sede sarebbe legato ad un’indagine in corso da parte della Procura di Trapani relativa a un presunto ammanco di oltre un milione di euro nella gestione di fondazioni della Curia trapanese. In particolare la sezione Procura e Guardia di finanza indagano sulla fusione, per incorporazione. della fondazione «Campanile» con la «Auxilium», avvenuta nel dicembre 2007. Miccichè, presidente della «Campanile», chiedeva lo scioglimento della Fondazione e, come presidente della «Auxilium», ne accettava la richiesta. A distanza di sole 24 ore, il prefetto dell’epoca, Giovanni Finazzo, firmò il decreto prefettizio, autorizzando la procedura. Nel luglio del 2009 Miccichè chiamò a guidare la «Auxilium» - come procuratore - suo cognato Teodoro Canepa, marito della sorella del presule.
Per assolvere a questo ruolo, il cognato del vescovo, percepisce compensi superiori ai centomila euro l’anno. Ma dietro l’atto ispettivo promosso dalla Santa Sede vi sarebbero anche motivazioni legate alla gestione pastorale della diocesi: profondi dissapori tra il vescovo e alcuni sacerdoti come padre Ninni Treppiedi, costretto a dimettersi da arciprete di Alcamo a un anno dalla nomina. Dimissioni subito accolte dal vescovo. L’attenzione sarebbe puntata anche sulla promozione di un sacerdote, sospettato di aver celebrato clandestinamente, negli anni Novanta, i funerali di un boss mafioso riuscito a fuggire seppur gravissimo, dopo un conflitto a fuoco con la polizia.


«L’intervento è bene accolto - commenta il vescovo - ed è stato auspicato affinchè si possano finalmente chiarire alcuni gravi fatti di tipo amministrativo che, nei mesi scorsi, hanno portato alla dolorosa decisione della sospensione “a divinis” di un presbitero diocesano». Miccichè, non fa invece alcun cenno all’inchiesta della Procura e dice di rimettere «nelle mani della saggezza della Chiesa la necessità di fare chiarezza».

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