Cinema

Milioni per film con venti spettatori o in esclusiva sulle piattaforme

Il Mic ripensa i criteri per finanziare le produzioni cinematografiche italiane. Il sottosegretario Gianmarco Mazzi: "Vogliamo concentrarci sulle pellicole di qualità"

Milioni per film con venti spettatori o in esclusiva sulle piattaforme

«Ci sono stati film finanziati in passato costati milioni di euro ai contribuenti italiani che poi hanno fatto quattordici, venti, venticinque spettatori. Non è possibile finanziare film che nessuno vede, che non vanno in televisione, non vanno sulle piattaforme, non vengono visti in sala. Su questo occorre fare una seria riflessione e la stiamo facendo». Parole del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, intervistato ieri da Annalisa Chirico nel corso della trasmissione Ping Pong su Rai Radio 1.

Nella stesse ore il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, è intervenuto nel corso di Non Stop News, sulle frequenze di RTL 102.5, con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lo Nigro, dicendo più o meno le stesse cose sul cinema: «Cito due titoli: Uomo di fumo che, polemicamente, definirei come un produttore di fumo solo in termini di risorse, e Prima di andare via. È interessante notare che entrambi i film hanno ricevuto finanziamenti per un totale di 2 milioni di euro, ma hanno avuto un pubblico molto limitato, rispettivamente 128 e 27 spettatori al cinema. Questo dimostra che vengono prodotti numerosi film che nessuno vede. Vogliamo quindi concentrare i finanziamenti su produzioni di qualità, come dimostrato dal successo di opere come quella di Paola Cortellesi».

Due interventi autorevoli che danno l'idea di come il Governo voglia muoversi nei prossimi mesi riguardo ai finanziamenti nel mondo nel cinema che oggi, situazione dovuta alla Legge Franceschini del 2016, gode di forti sostegni da parte dello Stato. Certo ricostruire le situazioni caso per caso è sempre complesso e ogni film ha una storia a sè.

Infatti precisiamo che Prima di andare via di Massimo Cappelli ha ottenuto nel 2019 quasi 700mila euro di agevolazioni fiscali, il cosiddetto tax credit che non è un contributo diretto, ed poi stato programmato in esclusiva dalla piattaforma Prime Video, il 26 maggio 2023, senza passare dalla sala. Diverso ancora il caso di Uomo di fumo di Giovanni Soldati, il figlio di Mario Soldati legato da 40 anni a Stefania Sandrelli protagonista del film, che ha ricevuto dei contributi diretti solo nel 2020, quando ancora si intitolava Io e mia madre, come lungometraggio di particolare qualità artistica per 400mila euro mentre i restanti 942mila euro sono stati erogati con i reinvestimenti dei contributi automatici alla produzione e con il tax credit. Poi certo è uscito alla chetichella nelle sale cosa che evidenzia proprio il problema da risolvere delle distribuzioni indipendenti e del loro limitato accesso al mercato.

In realtà ciò che sta più a cuore al sottosegretario Mazzi, che è alle prese con il varo del Codice dello Spettacolo («Punto di riferimento per la regolamentazione del settore nei prossimi decenni»), sono gli ambiti per cui ha le deleghe, ossia spettacolo dal vivo e musica, tanto che non ha nascosto «che ci sia una grande disparità nei finanziamenti tra settori come il cinema e l'audiovisivo, che ricevono circa 750 milioni di euro all'anno, e altri settori come il teatro e la musica, che insieme ricevono 420 milioni di euro. Questa disparità è eccessiva e difficile da accettare per il resto del mondo dello spettacolo specialmente considerando che molti film finanziati non raggiungono un pubblico significativo».

Insomma la coperta dei finanziamenti è corta (anche se nel conteggio dei 750 milioni al cinema solo il 23 per cento corrisponde a contributi diretti) e ognuno la tira dalla sua parte proprio nelle ore in cui il Ministero della Cultura sta decidendo la ripartizione del Fondo Cinema e Audiovisivo per il 2024 sceso comunque a 700 milioni. Ma è indubbio che i temi messi sul tavolo dai due tecnici-politici rispondono anche a una realtà dei fatti che si sta facendo sempre più stringente. Come ha avuto modo di scrivere nel suo blog The Big Picture lo specialista e analista dei dati Robert Bernocchi, «un punto dove il cinema d'autore in questi ultimi mesi non sta funzionando granché, è tra i prodotti italiani. Tra metà dicembre e febbraio, sono arrivati in sala tre film (Adagio, Enea, Finalmente l'alba), tutti passati in concorso all'ultimo festival di Venezia. Complessivamente, hanno un budget di quasi 50 milioni in tre, ma hanno incassato meno di 3 milioni. Anche la recente uscita Caracas (budget: 7,3 milioni), non ha proprio funzionato e chiuderà probabilmente intorno ai 600mila euro (cifra simile a quella a cui dovrebbe arrivare Volare di Margherita Buy, ma che almeno è costato solo 3,2 milioni)».

Poi certo il sottosegretario Mazzi se la prende anche con la serie sul pornoattore Rocco Siffredi, affermando che «è lecito chiedersi se sia giusto che il sistema di finanziamento italiano supporti una serie su Rocco Siffredi prodotta da Netflix anziché produzioni su icone come Sofia Loren, Roberto Benigni o Raffaella Carrà».

Ma almeno Supersex è entrato, al terzo posto, nella Top Ten mondiale di Netflix delle serie più viste non in inglese con il ragguardevole risultato di più di 3,2 milioni di spettatori.

Una visibilità davvero notevole per un prodotto italiano, piaccia o non piaccia.

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