Militante lascia Rifondazione: «Sui Dico sto con Ratzinger»

da Roma

La legge sui Dico comincia a travolgere anche i militanti cattolici di Rifondazione. Ad Albenga si è registrata la prima clamorosa rottura: Massimo Colombo «preoccupato dell’ondata di anticlericalismo che sta montando e che ha intaccato anche il partito», ha scelto di dimettersi dagli organismi dirigenti di Rc di cui faceva parte perchè intende «osservare le linee che il sommo pontefice e la Chiesa indicano». E sui Dico ritorna mons. Bagnasco, il nuovo presidente della Cei, con un’intervista su Famiglia cristiana, dove sostiene che la legge crea «una nuova figura di diritto pubblico senza ragione». Per mons. Bagnasco «non c’è una ragione evidente perché due persone che decidono di vivere insieme prima rifiutino l’istituto giuridico del matrimonio e poi di questo istituto pretendono protezioni e diritti».
Intanto è iniziata in commissione Giustizia al Senato la discussione generale sui dieci ddl presentati. «Una discussione - ha detto il presidente Cesare Salvi dei Ds - approfondita perché non si procede tra scontri e invettive ma con serietà, ascoltando le argomentazioni di chi è contro una legge e di chi è a favore». Tanti gli «ospiti» in commissione, dal centrista Rocco Buttiglione che ha rappresentato le posizioni dei senatori dell'Udc alle teodem Paola Binetti e Manuela Baio, al «dissidente» Franco Turigliatto, all'ulivista Marina Magistrelli. Il «metodo» di Salvi è stato condiviso da tutti: «Al termine della discussione generale - ha spiegato il senatore della Quercia - sarà creato un comitato ristretto per individuare un testo condiviso».
Soddisfatto della prima giornata di lavori il senatore Francesco D’Onofrio «È la prima volta che vengono fuori le vere differenze uscendo così dalla semplice contrapposizione tra laico e cattolico». Ed ha sottolineato la decisione dell’Udc e del segretario Lorenzo Cesa: «Noi non potremmo mai dire "sì" a una legge speciale che preveda il riconoscimento di una coppia di fatto anche omosessuale».

Angelino Alfano, deputato di Fi ribadisce che l’intervento del Papa e della Cei non vanno considerati «come un'intromissione scomoda nel percorso politico del Paese, che è e resterà laico, ma come un orientamento a cui rifarsi secondo coscienza».

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