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Militari «Nassirya si poteva evitare» Condannato generale italiano

Ancora una volta si piange. Come nel terribile autunno di cinque anni fa. Faticano a trattenere l’emozione gli avvocati di parte civile, dopo la sentenza del gup del tribunale militare nei confronti dei tre alti ufficiali accusati di non aver messo in atto le misure idonee a garantire la sicurezza della base Maestrale, a Nassirya, dove il 12 novembre del 2003 morirono 28 persone tra cui 19 italiani (dodici carabinieri, cinque soldati e due civili). Il gup del tribunale militare ha condannato a due anni il generale Bruno Stano e ha rinviato a giudizio il colonnello Georg Di Pauli mentre ha assolto il generale Vincenzo Lops. I tre ufficiali erano accusati, a diverso titolo, di non aver messo in atto tutte le misure idonee a garantire la sicurezza della nostra base. L’inchiesta venne avviata subito dopo la strage: la Procura militare di Roma, che ha acquisito una mole enorme di documenti e sentito decine di testimoni, alla fine di maggio 2007 chiese il rinvio a giudizio per i tre ufficiali per «omissione di provvedimenti per la difesa militare», un reato previsto dal codice penale militare di guerra. Il gup, dopo una serie di istanze delle parti e rinvii, ha però deciso di procedere per il diverso reato di «distruzione colposa di opere militari» previsto dal codice penale militare di pace. «Inutile dire che è una sentenza che ci amareggia molto, non la condividiamo». Questo il commento dell’avvocato Franco Coppi, difensore del generale Stano.

«Le inchieste avevano dimostrato la correttezza estrema della condotta del mio asssistito», ha aggiunto il legale.

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