da Roma
Dicembre regala agli italiani l’inflazione più alta degli ultimi cinquanta mesi. Bisogna tornare infatti al lontano ottobre del 2003 per ritrovare un tasso d’inflazione al 2,6%, uguale a quello che l’Istat ha rilevato lo scorso dicembre. Solo un mese prima, in novembre, era al 2,4%. Ed è molto probabile che, spinto dai rincari dei prodotti energetici - benzina, gas, bollette e trasporti - e alimentari, il carovita continui la sua corsa nei primi mesi del 2008.
Gli aumenti più forti riguardano, come i consumatori stanno provando sulla propria pelle, i carburanti e i prodotti alimentari. Rispetto al dicembre 2006, il prezzo del gasolio è salito del 15,4%, quello della benzina dell’11,6%. Il pane e la pasta sono aumentati rispettivamente del 12,3% e dell’8,4%. Molto significativi anche i rincari del latte (+7,6%), del pollame (+7,3%) e della frutta (+4,8%). La città più «cara» è Napoli, con l’inflazione al 2,9%, mentre Milano è nella media con il 2,6%.
Tutti i prezzi aumentano, salvo le tariffe telefoniche e i biglietti d’aereo. Ma il picco non è stato ancora toccato: questo mese di gennaio, avverte l’Istituto di analisi economica (Isae), farà segnare un nuovo aumento del tasso d’inflazione a causa dei rincari tariffari, dalla luce al gas, dai pedaggi autostradali al canone Rai. Il tasso di crescita dei prezzi degli ultimi tre mesi, se rapportato all’anno, aggiunge l’Isae, ci porterebbe a un’inflazione del 3,8%. E l’Istat calcola che l’«eredità» statistica trasmessa al 2008 è dell’1,3%. Per capire quanto sia elevata questa cifra, basterà ricordare che l’eredità del 2006 per il 2007 era stata dello 0,5%, assai meno della metà.
Anche le principali organizzazioni del commercio non sono ottimiste, tutt’altro, sull’andamento dei prezzi nei prossimi mesi. I panificatori segnalano il rischio di nuovi aumenti. Caro-carburante, tariffe energetiche in rialzo, aumenti dei treni e dei pedaggi autostradali si trasformeranno automaticamente in rincari per tutti i prodotti, avverte la Confcommercio. Il trasporto incide infatti del 12% sui prodotti della grande distribuzione. Si prevede così una contrazione dei consumi, con conseguenze negative per la già debole crescita dell’economia italiana. Anche le importazioni diventeranno più care: il tasso d’inflazione europeo è giunto in dicembre al 3,1%. Secondo un sondaggio commissionato dalle Coop, il 54% degli italiani teme di non poter far fronte alle spese, dunque si ridurranno i consumi voluttuari per risparmiare di più. Per la Federconsumatori, l’inflazione vera, non quella teorica calcolata dall’Istat, nel 2007 si è aggirata sul 3,4-3,5% con maggiori spese per quasi mille euro all’anno. Il tutto senza contare i rincari dei mutui casa.
Sullo sfondo, proprio a causa del rialzo dell’inflazione media europea al 3,1% (con punte del 4,3% in Spagna) il temutissimo aumento dei tassi d’interesse da parte della Bce. L’obiettivo d’inflazione della Banca centrale europea, il 2%, è ampiamente superato. Giovedì 10 gennaio, i governatori europei si ritroveranno a Francoforte per fare il punto. In tempi normali, di fronte a una simile dinamica dei prezzi, un rialzo dei tassi sarebbe scontato.
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