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Miller: «Stufo di questo sci Quasi quasi scappo via...»

Confessione al via dell’anno olimpico: «Non mi diverto più, ormai per vincere conta il numero sul pettorale. Troppe regole stupide in questo sport»

Maria Rosa Quario

Allora Bode Miller, il 2005 è andato, è stato un anno bellissimo per lei, ma anche ricco di problemi, specie negli ultimi mesi.
«Guardo poco indietro, penso soprattutto ad andare avanti, anche se non scordo nulla del passato e lo uso per migliorare. Dell’ultima gara, la discesa di Bormio, sono moderatamente soddisfatto, sono caduto in prova ma me la sono cavata bene e quell’errore mi è senz’altro servito molto di più di mille ricognizioni o di mille prove».
Ha fatto l’acrobata, come sempre, sulla pista Stelvio a lei piace scendere su uno sci solo.
«In certe situazioni è l’istinto a prevalere su tutto. Il mio mi porta sempre e comunque a far sì che la mia discesa non si interrompa. Vorrei sempre arrivare in fondo, bene o male».
In molti pensano che lei dovrebbe smetterla di riprendere la gara e risalire le porte quando sbaglia, dicono che rovini solo la pista per chi viene dopo.
«Dicano quello che vogliono, io ho il diritto di arrivare in fondo ad ogni prova che faccio, anche cadendo e ripartendo. A volte lo faccio anche per non deludere il pubblico, per farmi vedere da chi aspetta in tribuna al traguardo».
Tanto più che con lei non si può mai sapere. Nel gigante di Beaver Creek ha vinto pur sbagliando l’impossibile, ma non ha mai mollato.
«Quel giorno avevo dentro di me la giusta intensità, le giuste motivazioni per attaccare al 100%. Quando mi sento così e riesco ad arrivare al traguardo è dura battermi».
Ma quest’inverno non è capitato spesso.
«Infatti, ho molti alti e bassi proprio per ciò che riguarda l’intensità emotiva, che nella stagione scorsa invece era sempre ad altissimo livello. Così mi capita di partire in gara solo con una parte di me e gli errori si moltiplicano».
Ma lei parte sempre e solo per vincere, o no?
«Io parto sempre e solo per godere al massimo di quello che sto facendo. Per raggiungere il massimo della velocità possibile su quella determinata pista, ma anche per godere al massimo di quella pista. Nella discesa di Beaver Creek sono arrivato secondo dietro a Daron Rahlves anche perché su un salto ho scelto di passare dove il dosso sparava più in alto. Per il cronometro non era la linea più redditizia, ma per il mio divertimento sì e un salto così magari non mi capiterà più di farlo in vita mia. Dovevo approfittarne. Quel giorno fra l’altro ho fatto un bel favore a Daron, nel 2004 quella discesa l’avevo vinta io davanti a lui che era convinto di aver fatto la prova perfetta, credo di avergli minato non poco la fiducia in se stesso, ma quest’anno si sta riprendendo tutto, sta facendo una grande stagione».
Rahlves primo e Miller secondo in coppa del mondo, per il team Usa è un grande risultato essere davanti all’Austria.
«Sinceramente non guardo molto le classifiche durante la stagione. A Bormio sono stati altri a dirmi che Aksel Lund Svindal (il norvegese che si è rotto una costola in Val Gardena, ndr) non era al via e che quindi lo avevamo superato nella generale di coppa. Io non guardo molto gli altri, vivo per conto mio, non so chi c’è e chi non c’è, penso a quello che devo fare io e mi basta. Ma per il norvegese mi spiace, nello sci però gli infortuni succedono spesso, fanno parte del gioco.
Anche lei ha avuto problemi al ginocchio sinistro, come va adesso?
«La risonanza magnetica fatta dopo le gare di Kranjska Gora mi ha tranquillizzato, va molto meglio di quello che pensavo. Nessun problema al menisco né ai legamenti, posso continuare a fare i miei numeri, le ginocchia reggono».
E a partire in tutte le gare del calendario, come ha fatto nelle ultime stagioni, unico al mondo.
«Io non so come facciano gli atleti mono specialisti che fanno al massimo una gara alla settimana, a volte nemmeno quella: che noia! Lo sport è bello se c’è agonismo, io farei una gara al giorno se potessi!» .
Ma come giudica la prima parte di questa coppa del mondo, con molti atleti in pochi punti e molti errori da parte di tutti i big, a cominciare da lei e Benjamin Raich, primo e secondo nell’ultima coppa e dominatori ai Mondiali.
«Nello sci sbagliare è normale, Raich non mi stupisce quest’anno perché sbaglia spesso, ma mi ha stupito nella scorsa stagione, quando non sbagliava mai, mai, mai. 32 gare e 32 volte a punti più cinque medaglie ai mondiali, questo ha dell’incredibile, no?».
Magari dipende dalla testa, dalla qualità dell’allenamento, dalla cura nella ricognizione delle piste: lei ad esempio non guarda mai molto bene il tracciato prima delle gare e fa spesso errori di valutazione.
«Per me la ricognizione è inutile, soprattutto in discesa dopo aver provato per un paio di giorni la pista».
Ma anche in gigante la fa a razzo, impiega sempre almeno un’ora meno di Hermann Maier e Daron Rahlves, i più lenti, che studiano ogni passaggio con cura maniacale.
«Ci guadagno io che sto al caldo un’ora più di loro».
Bode Miller quest’inverno sembra più cupo, più arrabbiato, meno divertito di quello che fa.
«Vero in parte, a volte sono stufo e scapperei, come quando ci fanno correre le discese e i superG in condizioni irregolari. Come si fa ad essere motivati per una gara in cui per vincere non contano l’abilità, la tecnica e l’intensità che ci mette ogni singolo atleta, ma solo ed esclusivamente una folata di vento, un banco di nebbia, un buco nel terreno, il numero di partenza e cose del genere? Io per gare così sono motivato zero e i risultati sono quelli che sono, poi».
Ha spesso minacciato di mollare tutto, di darsi al tennis o al golf, dove le competizioni sono più regolari, dove non c’è la federazione internazionale dello sci specialista a rompere le scatole ai numeri uno come lei o come era Tomba un po’ di anni fa.
«Ho detto questo? Sì, in effetti lo penso, ma al momento sono uno sciatore e non posso cambiare, posso solo continuare a protestare a modo mio contro certe regole assurde come quella di far partire i migliori in discesa e superG con i numeri meno favorevoli: dovrebbero essere gli atleti più forti a stabilire il momento in cui partire, non una stupida regola».
E il futuro? Vedremo ancora a lungo lo spettacolo Bode Miller in pista?
«Chi vivrà vedrà.

Happy new year».

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