Milano - Il racconto che arriva in videoconferenza da Londra sembra la scena di un poliziesco all’americana. Sbirro buono e sbirro cattivo. L’interrogatorio fino a notte fonda. E la resa finale, qualcosa tipo «ok, vi dico quello che volete e finiamola qui». Nel processo a carico di Silvio Berlusconi - accusato di aver corrotto David Mills con 600mila dollari perché con la sua testimonianza non lo mettesse nei guai con la giustizia - l’avvocato inglese torna al 2004. Quando, davanti ai pm Alfredo Robledo (lo sbirro buono) e Fabio De Pasquale (quello cattivo), dirà di aver ricevuto il denaro dal Cavaliere. Perché lo fece? «Ho adottato la strategia della minore resistenza, dicendo quello che immaginavo che i rappresentanti dell’accusa volevano che dicessi». Ripete che quei soldi arrivarono non dall’ex premier, ma dall’armatore Diego Attanasio. Una circostanza smentita dalla sentenza con cui è stato condannato in via definitiva - ma prescritta - e dalla versione resa in passato dallo stesso Attanasio. Però Mills insiste. La storia dei 600mila dollari pagati da Berlusconi attraverso il manager Fininvest Carlo Bernasconi? «It’s all a fiction». «È tutta un’invenzione».
È il cuore del processo. Uno di fronte all’altro - per interposta telecamera - Mills e Berlusconi. Il primo prende la parola quando De Pasquale ha già concluso il suo esame. «Il pm non mi ha permesso di rispondere a un’unica domanda che conta, ossia da dove vengono quei 600mila dollari». Replica di De Pasquale: «L’ha già detto molte volte, che cosa significa che non gliel’ho permesso?». Alla fine, Mills rilascia una dichiarazione spontanea. «Desidero sottolineare la totale innocenza del dottor Berlusconi che non ha assolutamente nulla a che fare con quei 600mila dollari. Mi scuso per i problemi che gli sono stati causati e spero che alla fine del processo emerga la verità».
Il resto - secondo l’avvocato inglese - è «una pericolosa invenzione». Come aver fatto il nome di Carlo Bernasconi. «Mi vergogno profondamente di aver collegato questa storia a Bernasconi che era mio amico ed era deceduto due anni prima. Il fatto di essermi comportato così può essere attribuito solo allo stato mentale in cui mi trovavo in quel momento». O come la lettera del maggio 2004 che il legale scrisse al suo fiscalista Bob Drennan, in cui faceva riferimento al «regalo» di 600mila dollari arrivato dal Cavaliere. «Questa parte della lettera è completamente inventata, anche se doveva contenere dettagli realistici per il funzionamento della storia». «Ero molto preoccupato per la mia posizione nei confronti del fisco inglese che non era ancora risolta. Dovevo dimostrare - insiste - che avevo commesso un errore in buona fede e non volevo cercare di evadere le imposte». De Pasquale gli fa notare che proprio al fisco inglese disse che «se avesse riferito tutto quello che sapeva ci sarebbe stato imbarazzo per Silvio Berlusconi». Spiegazione di Mills: «È un rendiconto accurato di ciò che ho detto, ma non è un rendiconto accurato di ciò che è successo». E perché poi fece il nome dell’ex premier nel corso di un interrogatorio «che cominciò alle 14.45 e terminò dopo l’1 di notte»? «Ero rimasto costernato - racconta Mills - quando i pm Robledo e De Pasquale, il primo comprensivo il secondo più aggressivo, mi mostrarono la lettera a Drennan in cui avevo fatto il nome di Bernasconi. Fu una mossa abile». Quindi, «io e il mio legale uscimmo dalla stanza per decidere cosa fare e scelsi la strategia della minore resistenza. Dissi quello che i pm volevano sentirsi dire...». Quell’interrogatorio è del luglio di sette anni fa. Poi la ritrattazione. Dal novembre successivo, la versione sarà un’altra: a pagare fu Attanasio.
L’avvocato tornerà a testimoniare il 16 e il 20 gennaio, per essere sentito dai legali di Berlusconi. Entro il 28 gennaio sfileranno gli altri testimoni, incluso Attanasio. Processo a tappe forzate, la prescrizione - che dovrebbe cadere a marzo - si avvicina.
«Sono molto sollevato, oggi Mills mi ha scagionato - commenta Berlusconi - potrei anche rinunciare alla prescrizione». Difficile. I suoi legali l’hanno sempre escluso. Prima di lasciare l’aula, una stretta di mano con De Pasquale. «Gli ho fatto gli auguri, è Natale e io sono buono».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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