La Milo: «Sono giocosa ma la mia vita è una guerra»

da Milano

Ci sono personaggi forever young come gli dei dell'antichità ed altri condannati a una rovinosa vecchiaia. Ma questo non è il caso di Salvatrice Elena Greco, in arte Sandra Milo, che come la fenice del mito ogni volta che sembra dispersa per sempre nel mare magnum dello spettacolo torna miracolosamente a rinascere più trillante di un usignolo in un cielo di primavera.
Cara Sandra, la ricetta del suo eterno buonumore?
«Il mio eterno ottimismo è a prova di bomba, mi deve credere, sennò con tutto quel che mi è capitato, oggi non sarei più qui».
Ha davvero affrontato prove così terribili?
«Ho raccontato tutto nel romanzo Amanti. Ma se lei non l’ha letto....».
Confesso la mia lacuna. Cosa racconta in quel libro?
«La verità su tutto e su tutti. Attraverso una protagonista immaginaria, ma fino a un certo punto, che ne passa di cotte e di crude per colpa della magistratura, del potere politico e purtroppo anche di quello ecclesiastico».
Come mai di quello ecclesiastico?
«Lo sa, dopo essermi sposata civilmente con De Lollis, il tribunale della Sacra Rota decise di revocare l'annullamento con cui era stato definitivamente cassato il mio primo matrimonio?».
Come mai?
«Non sono riuscita a spiegarmelo. Per fortuna le cose si aggiustarono ma quanto ho penato! In quel periodo avevo le mani legate al punto da non poter riconoscere mia figlia».
Meno male che è tutto finito in gloria.
«Gloria? Non conosco questa parola. Per me è stata tutta una guerra anche se ho sempre affrontato le avversità con la lancia in resta e il sorriso sulle labbra».
Anche quando il suo fotografo di fiducia la raffigurava, in era craxiana, nuotare in una vasca colma di petali di garofani rossi?
«Ma quello fa parte della mia natura giocosa. Di Sandrocchia, come mi chiamava Fellini, e non di Sandra. Che è passata indenne, lo scriva lo scriva!, attraverso la bufera, il fiasco, il disastro di Vanina Vanini, oggi considerato uno dei più bei film di Rossellini, che all'epoca per distruggermi i critici all'unanimità ribattezzarono Canina Canini».
Però il teatro le ha dato grandi gioie.
«Già, ed io mi rammarico di non aver scoperto prima il palcoscenico. Con l'afflato che passa come un vento amoroso dalla platea fino alla ribalta. Una sensazione impossibile da descrivere. Che io al cinema non avevo mai provato. Figuriamoci poi coi film di oggi».
Non le piace il nuovo cinema di casa nostra?
«Neanche un po’. È tutto evasione e niente contenuti. Come la Tv che non è più quella che ho conosciuto a fianco di Giovanni Minoli o in programmi deliziosi come il mio Piccoli fans».
Torniamo al teatro. Il letto ovale ha un successo straordinario e la sua interpretazione, al Manzoni di Milano, ha provocato una standing ovation.
«Lo sa o no che io nello spettacolo, faccio la parte di una scrittrice? Io, che negli anni Sessanta, scrissi due romanzi tuttora inediti».


Posso saperne il titolo?
«Ilaria degli uomini e Melania come mela, il mio preferito dato che in quelle pagine io, come Eva, mi arrampico su un albero e non scendo più perché le mele sono troppo buone e le voglio divorare tutte».

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