Minacce e pettegolezzi: a scuola dilaga il bullismo al femminile

Marta racconta che la sua ex migliore amica entra di nascosto nella sua casella di posta elettronica e si diverte a mandare finti messaggi e mail acide agli altri. Francesca definisce l’intervallo «il momento più brutto della giornata» perché le compagne non fanno che deriderla. Sono le vittime del bullismo. Un bullismo al femminile, non fatto di botte e spinte ma di pettegolezzi dietro alle spalle, battute taglienti e di minacce sottili. A entrare nel vivo del fenomeno, dal punto di vista delle bulle e da quello delle vittime, è Luca Bernardo, direttore del dipartimento materno infantile dell’ospedale Fatebenefratelli e presidente della commissione sul bullismo del ministero dell’Istruzione. Lo fa in un libro di 120 pagine intitolato «Il bullismo femminile. Ragazze che odiano ragazze» (Cult editore). Si tratta del primo libro sull’argomento ed è una fotografia di quello che avviene tra le adolescenti a scuola o in compagnia.
Circa il 20 per cento degli episodi di bullismo avvengono a Milano e gran parte dei casi sono stati trattati dagli psicologi dello sportello psicopedagogico del Fatebenefratelli, che nel 2009 hanno ricevuto una novantina di richieste di intervento, di cui il 35% relative a storie di ragazze o bambine. In base alla fotografia firmata da Bernardo, emerge che il ruolo da bullo a scuola è ricoperto addirittura da un adolescente su due, il 50,4%. «Gli adolescenti - spiega Bernardo - non si sentono adeguati alla società e spesso sono arrabbiati con se stessi. La loro rabbia viene sfogata verso gli altri e, negli ultimi tempi, c’è la tendenza a non spettacolarizzare più il fenomeno ma a tenerlo nascosto, a fare in modo che gli adulti non vengano a sapere niente. La minaccia alle vittime è: devi stare zitto».
Le ragazzine più deboli vengono letteralmente emarginate, isolate dal gruppo e calunniate con false voci. Nel libro vengono riportate non solo le denunce delle vittime ma anche i racconti-confessione delle bulle. «Mi piace fare queste cose - racconta Daniela - Se riesco a comandare le altre ragazze, a far fare loro tutto ciò che desidero, significa che sono forte, mi sento potente». «Mi rendo conto che Luca sta male quando lo prendiamo in giro - racconta Nadia, seconda media - però noi ci divertiamo. Io obbligo qualche ragazzo a fargli gli scherzi, tipo andare da lui e dargli una sberla, prendere a calci il suo zaino».
In ogni scuola accadono violenze di questo tipo. Bernardo mette in guardia anche dal fenomeno della microprostituzione tra minorenni definendola «un’altra storia dei nostri tempi».


«I dati allarmanti emersi dagli studi sul disagio adolescenziale - spiega Bernardo nelle conclusioni del libro - non devono far pensare che siamo di fronte a un tunnel senza uscita, ma deve servire da monito per le famiglie, la scuola, le istituzioni e gli adolescenti stessi. Sappiamo che da leader negativi si può e si deve diventare leader positivi, trasformando quella forza aggressiva, che è spesso sintomo di un malessere profondo, in impegno e volontà di costruire un mondo migliore».

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