«La Minetti non c’entra nulla con quei ritardi nelle liste»

«È una balla. Una balla stratosferica». Il presidente della Provincia Guido Podestà, allora coordinatore regionale del Pdl, nega che a costringere il partito a una frettolosa raccolta di firme alle elezioni regionali del 2010, sia stato l’inserimento all’ultimo momento del nome di Nicole Minetti nel «listino» bloccato legato al candidato presidente Roberto Formigoni. Una ricostruzione circolata dopo che una decina di consiglieri comunali e provinciali hanno ricevuto giovedì un invito a comparire in Procura, firmato dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo che coordina l’inchiesta dopo un esposto dei Radicali per la presenza di presunte firme false negli elenchi stilati per presentare le liste.
Nessuna fretta per inserire la Minetti, spiega Podestà. Perché la decisione per chi dovesse occupare l’ultimo posto disponibile era stata già presa giorni prima. Solo una difesa? «No, ve lo assicuro - racconta l’ex coordinatore -. Di altre cose posso magari non essere a conoscenza, ma questa la conosco bene». I fatti. Per l’ultima posizione del listino «concorreva una richiesta della Lega, una persona indicata dal sindaco Letizia Moratti e una appoggiata dal ministro Sandro Bondi». E dunque? «La questione è stata risolta in un incontro a cena tra Umberto Bossi e il premier Silvio Berlusconi. Qualche sera prima, a cena. E con l’inserimento di un leghista. Quella della Minetti è una cosa che proprio non esiste».
E, a proposito dell’inchiesta sulle firme false aperta dal procuratore Robledo, Podestà aggiunge che in questo momento è importante «che la magistratura svolga il suo compito e che decida per eventuali rinvii a giudizio, ma fino ad allora è giusto non anticipare sentenze di alcun tipo». Questo per rispetto sia dei magistrati, sia di chi ha ricevuto gli inviti a comparire. Una vicenda giudiziaria che si fa sempre più ingarbugliata, ma che politicamente, almeno secondo Podestà, non ha alcuna rilevanza. L’ipotesi che l’elezione del governatore Formigoni venga invalidata? «Sarebbe veramente incomprensibile - aggiunge - dato che le forze politiche che sostengono Formigoni sono largamente maggioritarie. E l’ipotesi di ripetere le elezioni sarebbe veramente assurda. Se in Lombardia si votasse di nuovo, il Pdl e Formigoni vincerebbero di nuovo. Sarebbe solo un’inutile spesa. E non sono tempi». Possibili irregolarità? «Ma allora perché si fanno verifiche soltanto in Lombardia e non in tutte le regioni d’Italia? Allora le firme le andiamo a vedere tutte. La verità è che il confronto politico si deve fare sui programmi e non su aspetti burocratici e formali». Tanto che Podestà cerca un alleato anche nel centrosinistra. «È significativo quanto detto da Dario Franceschini, uno che non è certo della nostra parte politica. E cioè che è ormai indispensabile una seria riflessione sulla norma legata alla presentazione delle liste. Qual è la ratio del raccogliere le firme? Evitare di trovare un lenzuolo con i nomi in cabina.

Allora si faccia dappertutto come già si fa in Toscana e in Piemonte, dove le forze politiche che hanno già una loro rappresentanza nei consigli comunali o regionali, sono esentate dal raccogliere le firme». Le indagini? «Se si sono state leggerezze o errori nei comportamenti, i responsabili dovranno rispondere. Ma ci vuole un ragionamento più ampio sulla norma».

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