Ministri: Bossi alle Riforme, Maroni all'Interno

Fumata bianca ad Arcore nell'incontro tra Berlusconi e Bossi: Calderoli sarà il secondo del Cavaliere insieme a Gianni Letta, Zaia alle Politiche agricole

Ministri: Bossi alle Riforme, Maroni all'Interno

Roma - «È andata come doveva andare. Io alle Riforme, Roberto Maroni all’Interno, Roberto Calderoli vicepremier e Luca Zaia (attuale vicepresidente leghista del Veneto) all’Agricoltura. Sono soddisfatto». Umberto Bossi scaccia via le nubi e i presunti dissidi sulla formazione del governo e nell’arco di un paio d’ore di faccia a faccia con Silvio Berlusconi chiude la partita della rappresentanza della Lega nel nuovo esecutivo. Un rendez-vous grazie al quale viene anche disinnescata la miccia di un possibile braccio di ferro interno al Pdl per l’assegnazione della presidenza della Regione Lombardia. «Riforme, sicurezza, difesa dell’agricoltura sono i punti su cui la gente ci ha dato i voti e sui quali dare risposte» sintetizza Bossi che uscendo dall’incontro alza il pugno in segno di vittoria. «Le persone giuste al posto giusto, indipendentemente dalla provenienza. Sì, sono soddisfatto, se le cose sono così sono soddisfatto».

Il clima quindi volge decisamente al sereno, con un cambio radicale rispetto al vertice di maggioranza della settimana scorsa dal quale Bossi uscì scuro in volto, dicendo che non si era combinato niente e che lui sarebbe «tornato in Insubria». Questa volta il premier in pectore e lo stato maggiore del Carroccio - che si incontrano intorno alle 17 a Villa San Martino, presenti all’incontro, oltre a Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli, Giulio Tremonti, Sandro Bondi e Michela Vittoria Brambilla - vanno subito al punto. L’incontro, inizialmente fissato per domani, era stato anticipato per la volontà di Berlusconi di chiudere il prima possibile la partita dei ministri. Un obiettivo raggiunto assecondando le due priorità messe in campo dalla Lega: federalismo e sicurezza, tradotte nel ministero delle Riforme e in quello degli Interni. Certo quello di oggi non è l’incontro conclusivo: per oggi, infatti, è previsto che Berlusconi incontri il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e quello della Regione Veneto Giancarlo Galan. Ma a questo punto tutti i segnali lasciano intravedere una più che probabile permanenza dei due esponenti sulle rispettive poltrone, con una staffetta

Formigoni-Castelli nel 2010 per la guida del Pirellone. Inoltre, con l’incastrarsi dei nuovi tasselli all’interno del puzzle governativo, sembrano ormai vicine all’assegnazione altre due caselle. Innanzitutto quella della presidenza del Senato che oggi appare sempre più vicina a Renato Schifani, esponente su cui converge il gradimento del gruppo dei senatori ex di Forza Italia e la cui nomina rappresenterebbe un segnale forte del Pdl verso un Meridione risultato decisivo nella vittoria elettorale. L’altra è invece quella delle Attività produttive (che con la riforma allargherebbe il proprio raggio d’azione anche al settore delle Comunicazioni), ministero che dovrebbe ricadere sotto il controllo di Claudio Scajola. Così come salgono anche le quotazioni di Michela Vittoria Brambilla, destinata all’Ambiente.

La soddisfazione di Bossi per l’accordo viene sposata in pieno anche da Roberto Calderoli. «Questa è una squadra di governo che nasce sulla base di un programma e non sulla spartizione di poltrone. La Lega pesa rispetto a quello che ha chiesto, ovvero federalismo, riforme e sicurezza che è una priorità sentita da tutti i cittadini». «Berlusconi - aggiunge - è disponibile a dare risposte a tutti questi temi prioritari». E quando gli viene chiesto quali saranno i tempi per la formazione del nuovo governo, Calderoli replica: «I tempi di governo sono quelli dettati dal passato governo, cioè il 29 aprile per l’insediamento delle Camere».

In casa leghista si contava molto su quest’incontro, anche perché il Carroccio aveva manifestato, per bocca dello stesso Bossi, il desiderio di arrivare in fretta alla definizione della squadra di governo per dare risposte certe al proprio elettorato. La soddisfazione è aumentata quando Berlusconi si è detto disponibile ad emanare fin dai primi Consigli dei ministri misure ad hoc sulla sicurezza. E il cerchio si è chiuso con il via libera sul nome di Roberto Maroni all’Interno su cui pare ci sia stato anche il benestare delle «alte gerarchie» del Viminale.

La sua nomina, peraltro, consente a Silvio Berlusconi di evitare che il Carroccio assuma un ruolo «di lotta e di governo», o peggio ancora «di lotta nel governo». E assicura una condivisione profonda, da parte della Lega, degli onori e degli oneri della navigazione governativa.

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