Politica

MINISTRI? No, scrittori

L’esponente di governo dalla penna più prolifica è Amato: 4 libri in due anni

da Milano

È l’Unione degli scrittori. In due anni di governo, ministri e leader del centrosinistra hanno prodotto più libri che provvedimenti. Pagine su pagine per spiegare quello che nei pastoni dei tg e nelle interviste (sempre troppo poche) non riescono a comunicare ai cittadini. Saggi, memorie, trattati di politica, ampi scenari, riflessioni sull’Italia che sarà o dovrebbe essere. Persino romanzi, genere in cui eccelle senza dubbio il Pd, da Walter Veltroni in giù. Il segretario del resto è penna nota alle patrie lettere, sempre accolto con ammirazione dalla critica, in particolare nelle vesti di narratore. La penultima fatica veltroniana (l’ultima è un saggio politico per Rizzoli, La nuova stagione) è una biografia romanzata della vita di Luca Flores, jazzista talentuoso ma infelice. Ma anche il suo delfino, il vice nel Pd Dario Franceschini, si è misurato con l’arte della scrittura cercando di superare persino il suo superiore. Perché Franceschini ha pubblicato addirittura due romanzi in due anni, uno nel 2006 l’altro nell’autunno di quest’anno, sempre per Bompiani. Romanzi veri e propri, impianto classico, io narrante e tutto il resto, niente a che spartire con i comizi politici. Scrittore di successo anche Franceschini, che con Nelle vene quell’acqua d’argento ha vinto il premio Chambery 2007. C’entra qualcosa la carriera politica con i riconoscimenti letterari? Ma no, malignità. Certo è più facile trovare un leader dell’Unione che non abbia scritto un libro nell’ultimo anno piuttosto che il contrario.
Altro affabulatore del Pd è Enrico Letta, che a Rizzoli ha consegnato quest’anno un saggio sul futuro, In questo momento, in un ospedale italiano sta nascendo un bambino. «Quale scuola lo accoglierà nel 2013? Quali possibilità gli aprirà l’università nel 2025?». Chissà.
Bisogna anche riconoscere che la ricerca di un editore, primo scoglio per gli esordienti, è andata benissimo per loro: Rizzoli (che ha in catalogo ben 5 titoli veltroniani), Bompiani, Feltrinelli, roba di prima classe. E non schifano affatto la berlusconiana Mondadori, che ha dato alle stampe negli anni scorsi due dei tre libri firmati da Massimo D’Alema.
Piccoli e grandi, con o senza portafoglio, famosi e meno celebri, tutti scrivono. L’ultimo in ordine cronologico è il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che ha appena presentato nella sua Torino Immigrazione. Fa più rumore l’albero che cade che la foresta che cresce, titolo alla Lao Tze per «un libro che “pensa positivo”» (così si legge nella quarta di copertina) e permette a Ferrero di commuoversi tornando alla sua infanzia e alla nonna emigrata negli Stati Uniti.
La specializzazione «dicasteriale» unisce la maggior parte dei ministri scrittori. Rosy Bindi, ministro della Famiglia, ha pubblicato da poco un libro-intervista sui problemi della famiglia. Giovanna Melandri, ministro delle Politiche giovanili, si è dedicata al problema delle giovani anoressiche in un altro testo, pubblicato da Donzelli: Come un chiodo: le ragazze, la moda, l’alimentazione (ed. Donzelli), anche se nel 2006 aveva sfornato un Cultura, bellezza e paesaggio. Politiche per un new deal per la bellezza italiana (Gremese editore). Luigi Nicolais, ministro dell’Innovazione, non è innovativo come scrittore e si occupa di quello che fa ogni giorno: Ricerca e innovazione, Guida editore. Il verde Pecoraro Scanio, pur ministro, pubblica con un editore piccolo legato al mondo dei new global (edizioni Alegre), occupandosi comunque sempre di ambiente e in particolare di acqua. Fa eccezione invece Livia Turco, ministro della Salute, che invece di occuparsi di ospedali scrive ancora sull’immigrazione come se fosse nel primo e non nel secondo governo Prodi (I nuovi italiani. L'immigrazione, i pregiudizi, la convivenza, Mondadori). Il ministro Vannino Chiti ha Nostalgia del domani per Giunti editore, mentre Bobo Craxi ha scoperto che Craxi era mio padre (Aliberti). Giulio Santagata prenota un posto nei remainders con La fabbrica del programma (Donzelli). Poi ci sono i libri più ambiziosi, da veri statisti, sui grandi temi della politica mondiale, tipo quello di Fausto Bertinotti: La città degli uomini. Cinque riflessioni in un mondo che cambia (Mondadori). Oppure quello di Tommaso Padoa-Schioppa, naturalmente per Rizzoli, Italia, un’ambizione timida. Il ministro Giuliano Amato è scrittore più prolifico: 4 libri in 2 anni. Nel 2007 ha scritto sulle pensioni per il Mulino, nel 2006 per Mondadori si è interrogato se Un altro mondo è possibile. Amato stia tranquillo, la risposta gliel’ha data il premier Romano Prodi: Ci sarà un’Italia (Feltrinelli).

Purtroppo, per il momento, c’è solo in libreria.

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