Un ministro che conosce i problemi

(...) problema degli aiuti alle piccole e medie imprese, e sull’importanza di una filiera benefica che potrebbe svilupparsi se le grandi aziende destinatarie di aiuti di Stato fossero obbligate a rivolgersi sul territorio per le forniture, avrebbe avuto risposta.
Addirittura, Paolo Mazzanti - puntualissimo capo della Comunicazione dello Sviluppo Economico, l’uomo che ha contribuito al suo salto di qualità sul fronte della comunicazione - ha chiamato il giorno stesso per preannunciarci la risposta del ministro. Ma ha preferito aspettare qualche ora in più per far sì che la replica non fosse di maniera, ma fosse il più possibile dettagliata e ricca di dati. Segno, se ce ne fosse stato bisogno, di serietà nell’affrontare i problemi. Dunque, anche se la mia lettera aperta non era concordata in alcun modo (è un vecchio giochino che si fa nelle redazioni dei giornali: faccio finta di scriverti, così fai finta di rispondermi), mi aspettavo che il ministro avrebbe risposto.
Quello che mi aspettavo meno - pur rendendomi conto di quanto fosse significativo il problema che avevo sollevato - è che fosse così sentito dal popolo dei lettori del Giornale. Che hanno scritto, telefonato, sono venuti per raccontarci le loro storie. Storie di straordinaria burocrazia che diventa purtroppo ordinaria. Di gruppi pubblici che godono di ingenti finanziamenti statali e che poi fanno gli ordini all’estero, dove conviene di più, come il più cinico degli imprenditori privati. Certo, qualche eccezione c’è. Nella galassia Fincantieri, ad esempio, l’amministratore delegato Giuseppe Bono, per salvaguardare i fornitori italiani, in passato ha garantito pure crediti di cui - dal punto di vista giuridico, non da quello etico - Fincantieri non avrebbe dovuto garantire. E si è sempre dimostrata un incubatore per le piccole e medie imprese. Ma di Bono non ce ne sono tanti. A proposito, complimenti per la commessa delle due navi militari per gli Emirati Arabi Uniti arrivata ieri nel portafoglio ordini di due eccellenze italiane: Fincantieri, per l’appunto, e Selex Sistemi Integrati, uno dei gioielli di Finmeccanica. Affare in cui l’intervento del governo e di Claudio Scajola è stato decisivo.
Quindi, dicevo, molti interventi, molti sos, molte segnalazioni. Qualcuna potete leggerla anche qua sotto. Di Walter Pilloni che ha aperto il fronte della difesa delle piccole e medie imprese abbiamo già detto. Un altro argomento rilevantissimo è quello introdotto da Fabio Costa che solleva il caso, in qualche caso ancor più drammatico, della crisi delle imprese artigianali. Che non solo non hanno beneficiato di aiuti, ma a volte si sono viste aumentare gli impicci burocratici. Insomma, il dibattito è aperto. La lotta contro gli strascichi della crisi è la nostra lotta. Soprattutto è la lotta della spina dorsale del Paese che ha sempre contribuito a tenere in piedi l’Italia. Il fatto di combatterla insieme al ministro Claudio Scajola, è già una buona notizia.


Post scriptum: il silenzio di chi dovrebbe difendere gli imprenditori, anche i piccoli, cioè la Confindustria locale, evidentemente troppo impegnata ad accapigliarsi sul nome del direttore generale, ormai non è più neppure una notizia.

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