Il ministro: ennesima furbata mai più con questa sinistra

Di Pietro non ci sta: ho usato quegli aerei soltanto per visite ufficiali

da Roma

Basta con la sinistra, dice Antonio Di Pietro. «È l’ultima volta che siamo alleati con loro. Queste coalizioni vanno scomposte e ricomposte. Così non vanno ed io con il condannato in primo grado Caruso e con i massimalisti che dicono solo dei no, la prossima volta non mi sento di stare». E soprattutto basta con Clemente Mastella: «Io sui voli di Stato? Questa è l’ennesima furbata di chi vuole usare il nome di una persona per bene per coprire le proprie responsabilità». Basta anche con un governo che, «con 25 ministri e 102 sottosegretari, è diventato impresentabile». Basta, ripete aprendo a Vasto la festa dell’Idv. Intanto resta. «Se alzo la voce è per governare meglio, non per andare a casa. Anche se è meglio andare a casa che governicchiare e dopo la riforma elettorale bisognerà andare alle urne. Ma la vera antipolitica si fa dentro il Palazzo, non fuori».
Dentro, c’è quel Mastella con cui da tempo il ministro dei Lavori pubblici polemizza con durezza. Una specie i derby tra i moderati piccoli del centrosinistra. «Ma non è una questione personale - assicura l’ex-pm - è una questione del tutto politica». Però guai a non fare chiarezza: «Io non ho mai preso l’aereo di Stato per andare alla partita o alla Formula 1. Ci sono salito una volta per andare con Prodi in Cina, un’altra per una visita ufficiale in India e una terza volta per andare a Crotone dopo che era crollato un pezzo della statale ionica». Dunque, «niente di personale», ripete. «Quando noi prendiamo, ad esempio, posizione a favore della magistratura, non lo facciamo per fare un dispetto a questo o a quel ministro, ma perché crediamo in una magistratura indipendente».
Quindi, insiste Di Pietro, «non è colpa del De Magistris di turno se i politici non hanno credibilità presso l’opinione pubblica». Semmai è vero il contrario: «La responsabilità è degli amministratori della cosa pubblica che, invece di ascoltare le richieste di trasparenza e efficacia, si chiudono in se stessi e dicono che non bisogna disturbare il manovratore». In generale, secondo il leader di Italia dei Valori, i giudici non sono contro i politici per partito preso. «fanno il loro dovere e per questo, anomalia tutta italiana, invece di essere rispettati, vengono attaccati. Ma bisogna fare chiarezza a tutti i livelli, dal povero Cristo al potente di turno». E quindi «quello che ha detto De Magistris noi lo sosteniamo da anni: nella Seconda Repubblica non è cambiato registro, sono cambiate solo le sigle di qualche partito».
Alla festa Idv Di Pietro aveva invitato Veltroni, Letta e al Bindi. I tre candidati al Pd non sono venuti, c’è invece, collegato per 20 minuti, via Internet Beppe Grillo, che attacca tutti. L’ex chiede si concentra sull’elefantiasi governativa. «Veltroni - sostiene - ha ragione. Dopo la nascita del Pd e comunque entro la fine dell’anno questa coalizione deve organizzare una ristrutturazione del governo portando a quindici il numero dei ministri e dimezzando i sottosegretari. Certamente in questo modo non risolveremo il problema dei costi della politica ma avremo almeno un governo più efficiente e daremo una immagine diversa ai cittadini».

Se è il caso, Di Pietro dice di essere pronto a lasciare la poltrona. «Un governo così affollato è impresentabile. In una delle ultime riunioni a Palazzo Chigi eravamo talmente tanti che abbiamo dovuto chiedere delle sedie supplementari».

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