«Il mio calvario: sei tentativi in vitro per avere un bimbo»

da Los Angeles

Protagonista in passato di film come Le vie del signore sono finite di Massimo Troisi o La famiglia di Ettore Scola, negli ultimi anni l’attrice italoamericana Jo Champa ha fatto poco parlare di sé. L’inaugurazione a Los Angeles, venerdì scorso, della retrospettiva dedicata proprio a Troisi, in calendario fino a mercoledì, ha segnato il suo ritorno sotto i riflettori. Nel frattempo, racconta lei stessa, è successa «la cosa più bella della mia vita, cioè la nascita di mio figlio Sean Joseph Farrell, il 16 luglio 2004». «Sono sposata - spiega l’attrice - dal ’98 e poiché avevo difficoltà a restare incinta mi sono presa una pausa professionale di due anni per cercare di avere un figlio. Ho fatto la fertilizzazione in vitro e ho dovuto farla sei volte prima di riuscire a portare a termine la gravidanza, per poi passare sette mesi a letto. È stato difficilissimo: ho avuto problemi per restare incinta, per tenere un bambino in grembo e avevo anche pensato all’adozione, a madri surrogate...». Sui referendum, dunque, ha le idee chiare. «So che in Italia oggi e domani è in programma un referendum su questo tema e invito tutti a votare sì - dice -. Il referendum non è un fatto politico, perché la fecondazione artificiale è la soluzione per il dramma di molte coppie e di molte donne, di ogni età e ceto sociale.

Voglio anche aggiungere che io sono cattolica, ho fatto battezzare mio figlio in Vaticano, vado a messa tutte le domeniche e non mi sento certo di meno cattolica per la mia scelta». Pensa di avere altri figli in questo modo? «Venerdì scorso ho già subito un’operazione per riprovarci».

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