Arisa, lei è mai stata vittima di bullismo?
«Quando ero ragazzina sì, di sicuro».
Come ha reagito?
«Non hanno lasciato molte tracce. Insomma, quel virus su di me non ha attecchito».
Come mai?
«Chi fa certe cose, chi si rende responsabile di bullismo ha dei problemi. E io ho avuto la forza di allontanarmi senza diventarne vittima».
È stata una bella idea, quella di Arisa, di offrire il brano Canta ancora alla colonna sonora de Il ragazzo dai pantaloni rosa (presentazione al Festival del Cinema di Roma il 24 ottobre, arrivo in sala il 7 novembre). «Una canzone che ho scritto tempo fa e che non avevo mai pubblicato». Sono versi che vestono perfettamente la trama del film con Claudia Pandolfi come protagonista e la storia di Andrea Spezzacatena nella trama. Vittima di bullismo a scuola e cyberbullismo in rete, era stato preso di mira per i pantaloni di colore rosa (risultato di un errore di lavaggio della madre Teresa e titolo della pagina Facebook che lo derideva) e poi bombardato con la crudeltà che solo gli adolescenti riescono a mostrare. Tre giorni dopo aver festeggiato il quindicesimo compleanno, nel 2012 Andrea Spezzacatena si è tolto la vita diventando il primo caso di suicidio per cyberbullismo in Italia. Una piaga che non smette di essere attuale, anzi.
Arisa ne ha parlato così in settembre a Cagliari di fianco al presidente della Repubblica Mattarella: «Il dolore più grande è quello che ha dovuto affrontare sua madre che ha visto il figlio spegnersi e che ogni giorno si trova a vivere questo vuoto». E adesso, pochi giorni prima della presentazione del film, Arisa ne parla ancora con gli accenti sinceri di chi ha fatto proprio questo dramma. «Il problema è la coscienza».
Ossia?
«L'offesa di un bullo porta sempre a farti la più delicata delle domande: Che cosa ho io di diverso dagli altri?. È difficile, in coscienza, darsi una risposta e avere la forza di crederci. Penso che ci si debba riparare dietro la dignità personale e la voglia di proteggersi. Io ho fatto così, anche se non ho subito attacchi così pesanti. Ma nel proprio animo, al di là dell'aiuto che si possa ricevere dai familiari, bisogna trovare questa forza».
Il bullismo è solo tra gli adolescenti?
«No, il bullismo c'è ovunque, anche nei posti di lavoro. Il bullo non ha età».
Ha mai pensato di recitare in questo film?
«Sì, ho fatto anche i provini ma poi è stata scelta un'altra. D'altronde spesso mi fanno i complimenti ma poi non succede nulla».
I rapper hanno spesso un linguaggio violento. I loro brani sono come copioni di film oppure sono davvero espressione di disagio?
«Nel caso in cui uno racconti davvero la propria storia, forse è legittimato a usare contenuti violenti o irriguardosi».
Altrimenti?
«Altrimenti è molto grave perché non credo che rapper come Tony Effe, tanto per citarne uno, vivano davvero quelle cose. Lui è un ragazzo molto carino, ma credo che canzoni come quelle portino semplicemente ad inquinare le acque».
Ha in programma qualche collaborazione?
«Mah dipende dal pezzo. Ad esempio se Brunori Sas mi avesse chiesto di collaborare al brano Diego e io, l'avrei fatto di corsa».
Tornerà al Festival di Sanremo?
«Ci vuole la canzone giusta e ancora non ce l'ho. Magari all'ultimo esce e vedremo».
Allora un disco.
«Ho un progetto molto ambizioso, con brani miei e riferimenti musicali alti oltre a componimenti di classica».
E i testi?
«Sono testi veri, ispirati a verità che non necessariamente riguardano me ed esplorano le diversità. Ma sono storie che non vengono quasi mai raccontate perché non fa figo, non sono instagrammabili e quindi vengono dimenticate».
Li canterà dal vivo?
«Ho finito il 30 settembre il giro di concerti estivi. E poi da marzo tornerò a cantare nei teatri fino a maggio. Cantare, in fondo, è il mio bisogno principale».
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