Mio caro Brasillach, scrivo al ritmo del métro per catturare emozioni

Esce in Francia la corrispondenza dello scrittore Con tutti i suoi odi, amori, passioni e confessioni

Mio caro Brasillach, scrivo al ritmo del métro per catturare emozioni

di Louis Ferdinand Céline


A ERIKA IRRGANG
Il genio? Combinazione di follia e astuzia


Cara Erika, (...) siete una natura eccellente e coraggiosa - un po’ perversa e questo va bene - ma bisogna fare tutto con logica - il genio è una combinazione di follia e astuzia. Divenite francamente viziosa sessualmente. Questo aiuta a liberare dal romanticismo, la peggiore delle debolezze femminili - e soprattutto delle debolezze tedesche. Imparate a fare l’amore «da dietro». Aiuta ad accontentare gli uomini senza alcun rischio. Davanti è una piaga. Attenzione! Mille volte attenzione! (...)
4 novembre 1932

A FRANÇOIS MAURIAC
Dio è solo un trucco. Il resto è uno yo-yo


Signore, venite da così lontano a tendermi la mano che bisognerebbe essere un selvaggio per non rimanere commossi dalla vostra lettera. (...) Niente tuttavia ci avvicina, niente può avvicinarci: appartenete a un’altra specie, vedete altre persone, sentite altre voci. Per me, semplicemente, Dio è un trucco per meglio pensare a sé stessi e non pensare agli uomini, insomma per disertare superbamente. Vedete come sono argilloso e volgare! Io sono schiacciato dalla vita, voglio che lo si sappia prima di creparne, del resto me ne frego, non ho che l’ambizione di una morte poco dolorosa ma ben lucida e tutto il resto è uno yo-yo. Molto sinceramente, Destouches Céline
14 gennaio 1933

A KAREN JENSEN
Russia, che orrore. Tutto bluff e tirannia


Cara Karen, (...) vi voglio bene. Mi sforzo di essere duro, ma a volte la solitudine è un po’ troppo aspra. Sono stato a Leningrado per un mese. Lì tutto è abietto, spaventoso, inconcepibilmente infetto. Bisogna vedere per credere. Un orrore. Sporco, povero, ripugnante. Una prigione di larve. Tutto polizia, burocrazia e caos infetto. Tutto bluff e tirannia (...). Vi abbraccio forte, Louis
15 ottobre 1936

A EVELYNE POLLET
Com’è pesante la vita. E gli uomini? Abbrutiti


Cara amica, la vostra sottigliezza mi spaventa. Non posso più seguirvi, to be or not... Lo sapete, non sono che un operaio di una certa musica. Cerco non importa dove le mie note, dove le trovo, nella luce e nelle tenebre (...) tutto il resto mi è infinitamente indifferente, incomprensibile, panicamente noioso. Questo mondo mi sembra pesantissimo (...) Pesanti, interminabili, striscianti, così mi sembrano gli esseri, abbrutiti, desolanti di insistente lentezza. In definitiva, classifico gli uomini e le donne a seconda del loro “peso”. Pesano... Masticano venti ore, vent’anni... lo stesso coito, lo stesso pregiudizio, lo stesso odio, la stessa vanità. Molto affettuosamente, Louis
31 maggio 1938

A EVELYNE POLLET
Ogni cosa è polvere. Nei cimiteri c’è tutto


Cara Evelyne, come siete complicata con il vostro perdonare, non perdonare (...) Tesoro, tutto questo vi passerà, ahimè, con l’età. Quando arriverete alla mia, il più tardi possibile! comprenderete solo l’essenziale. Tutto è polvere in sospeso Evelyne. Guardate bene un cimitero. Contiene tutte le parole, tutte le passioni, tutto. Via via che si avanza verso il cimitero, conviene alleggerirsi di tutto questo, arrivarci meno carichi di stupidità. È l’opera stessa! Molto affettuosamente, Louis
25 ottobre 1938

A ROBERT BRASILLACH
Lo stile di narrare. E' come la metropolitana


Mio caro Brasillach, (...) prima del Voyage mi sembrava, facendo un confronto con il traffico cittadino, così incoerente - quelle auto, quelle persone (...) tutto quel zigzag, quella incoerenza di andature così assurde e così sprecate, così imbecilli - che ci dovesse essere, come il métro, un percorso più netto, più intimo per recarsi da un punto all’altro senza tutto questo spreco di tempo, senza tutta questa fastidiosa incoerenza - anche nel modo di raccontare le mie storie. Vi enuncio le difficoltà così semplicemente: passare nell’intimità stessa del linguaggio, all’interno dell’emozione e del linguaggio, alla cieca, per così dire, come il métro, senza preoccuparsi dei fastidiosi incidenti all’esterno. Una volta partiti, arrivare in fondo d’emozione in emozione, sempre nel modo più giusto, più breve, più vicino grazie a quel ritmo e a una sorta di musica intima scelta (...) evitando tutto ciò che ricade nell’obbiettivo - il descrittivo - e sempre nella trasposizione. Il ritmo sono i miei binari e non ne esco mai. Nemmeno dall’emozione esco, e se non c’è la elimino dal mio racconto - dal mio métro -. Così conduco il mio piccolo traffico. Non è mica così complicato. E io vi ringrazio ancora, F. Céline
28 settembre 1943

A ROGER NIMIER
Non sono antisemita. Sono un vero francese


Mio caro Ussaro, Nuovo-Barbusse, Gigante delle Lettere, Commissario dei Popoli, Idolo del nuovo mensile Femina, Amico, il fatto è, vedete, il dolore è che con l’inverno e il freddo non sto più in piedi... lo confesso. Il vostro invito mi commuove, mia moglie mi insulta in tutti i modi perché ho 61 anni, impotente, mutilato al 75 per cento, rimbambito per dirla tutta... Le sarebbe piaciuto andare da voi e da Madame Nimier in rue Mederic... Ma come le vecchie mummie, non mi muovo più. (...) Ora, la rue Mederic, eroe della resistenza, vi va bene, e a me perfettamente - perché sono un volontario del 1912, al 12° Corazzieri e decorato al valor militare del novembre 1914 e mutilato 75 per cento, fottutamente più resistente di quelli del ’44, così cagoni nel ’39... Nel momento preciso di resistere... È la storia! Dopo i primi attori, le controfigure! Quanto all’antisemitismo vorrei rispondervi. Neanch’io sono antisemita, sono pro francese... mi sono lanciato e come! e del tutto gratis, in questa folle avventura, nella speranza di risparmiare ai francesi il ridicolo di una nuova guerra, da cui sarebbero usciti come sono adesso... Mi hanno fatto crepare per aver suonato la campana... sia! -sia! Era da idioti. Ne convengo (...). L.F. Destouches
19 gennaio 1955


A GASTON GALLIMARD
Perché non mi dedicate una collana “turpe”?


Caro amico, molti amici (...) mi fanno rimarcare l’attenzione con cui vostri opuscoli pubblicitari non parlano dei miei libri. Evidentemente è una tattica, la stessa che vi fa buttare nel cesso 300 milioni all’anno per pubblicare romanzi del tutto inutili, illeggibili. Mi è venuta un’idea, ve la regalo per quello che vale... Poiché editate una collana pallida e una collana nera, perché non una “collana gloriosa” e una “collana turpe”? Così tutto si sistemerebbe. I “Gloriosi”, Dio sa se non vi mancano! I “Turpi”, mi vedrei bene in cima alla collezione... Molto amichevolmente, L.F. Céline
12 dicembre 1956

A GASTON GALLIMARD
Caro editore, stavolta voglio 1500 franchi


Caro Editore e amico, credo sia tempo di legarci con un altro contratto per il mio prossimo romanzo “Rigodon”... alle condizioni del precedente.

Salvo la somma - 1500 nuovi franchi mensili al posto di mille - altrimenti affitto, anch’io, un trattore e vado a sfondare la NRF, e parto per sabotare tutti i licei privati. Che lo si sappia! Molto amichevolmente vostro Destouches
30 giugno 1961

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