«Mio figlio costretto a casa per le minacce della baby gang»

«Mio figlio costretto a casa per le minacce della baby gang»

A sedici anni costretto a restare rinchiuso in casa perché minacciato da una baby gang di minorenni ecuadoriani. É la storia di Alessandro (il nome è di fantasia), sedicenne studente dell’istituto professionale «Antonio Meucci» di Genova Marassi che da circa un mese è costretto a vivere nella sua camera o uscire sotto scorta dei genitori dopo aver subito ripetuti furti da parte di compagni di scuola.
A sfogare la sua rabbia e raccontare i fatti al Giornale è la madre, una donna brasiliana da oltre vent’anni in Italia, incredula per quello che sta capitando al figlio, vittima di una vera e propria forma di persecuzione: «Tutto è cominciato diverse settimane fa quando questi ragazzi hanno rubato il telefono cellulare ad Alessandro - racconta la donna -. Non abbiamo voluto dare troppa importanza all’accaduto, anche se abbiamo denunciato il fatto alla polizia.

Ma poco dopo la situazione si è ripetuta quando, in classe, gli è stato portato via lo zaino, la tessera dell’autobus e un’altra scheda del telefono».
La signora racconta che, come conseguenza di quel secondo episodio di cui fu vittima il figlio, la famiglia (...)

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