«Mio figlio sia l’ultima vittima della malasanità calabrese»

«Non voglio vendette ma solo giustizia e verità». Alfonso Scutellà ha 47 anni. È il padre di Flavio. «Se ho deciso di denunciare il tutto alla magistratura - spiega - è perchè voglio che mio figlio sia l’ultima vittima del contorto sistema della sanità calabrese». Alfonso Scutellà insegna all’istituto tecnico industriale di Oppido Mamertina, nel Reggino. Una vita dietro la cattedra e tra i ragazzi. Il suo lo ha perso per un sistema sanitario, in questo Sud dove gli ospedali sono un miraggio, che fatica a trovare autoambulanze. Il professor Scutellà racconta il suo dolore: «Non ho rancore verso nessuno. Mi pongo solamente delle domande. Perchè è accaduto tutto questo?».
«Viviamo in Calabria - dice - e siamo persone perbene. Paghiamo le tasse come tutti i cittadini italiani e per questo abbiamo diritto ad avere gli stessi servizi che hanno al nord. Se non riusciamo a fare questo è meglio che spediscano la Calabria in Africa. Non ho avuto un attimo di esitazione, con mia moglie, a donare gli organi di Flavio. Ora ho la certezza che altri sei bambini grazie a questo gesto continueranno a vivere ed i loro genitori, grazie al nostro pianto, potranno sorridere».

Quando accadono tragedie così non c’è mai una risposta. Si bestemmia lo Stato e la sventura di nascere dalla parte sbagliata dell’Italia. Il professor Scutellà ripete sempre la stessa frase: «È rimasto in ospedale tre ore senza che nessuno facesse nulla».

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