Pedro Armocida
da Roma
La prima inquadratura in cui appare la bella del film è studiata per essere efficace, un busto dalle gambe al collo stretto in un vestitino bianchissimo da cameriera che evidenzia forme morbide e rotonde. Subito dopo ecco la matassa dei capelli corvini, il volto dai tratti ben delineati, la bocca piccola ma espressiva, gli occhi neri che ti ci perdi. «Una principessa Maya», esclama a ragione Colin Farrell alla vista di Salma Hayek nel film Chiedi alla polvere diretto da Robert Towne (l'apprezzato sceneggiatore di Chinatown) e tratto dall'omonimo e più famoso romanzo di John Fante edito in Italia da Einaudi. La Moviemax che distribuisce il film da domani in 150 sale, ha investito nella sua promozione quasi un milione di euro (più di quanto abbia incassato negli Stati Uniti) e già che c'era è riuscita a portare in Italia la splendida attrice messicana che abbiamo imparato a conoscere dieci anni fa con Desperado e poi conturbante satanasso in Dal tramonto all'alba sempre di Robert Rodriguez grazie a cui Salma è diventata l'attrice latina più richiesta ad Hollywood.
Per non deludere i suoi fan si è presentata ieri a Roma al suo meglio, strizzata in un abitino rosa confetto che non lasciava molto all'immaginazione e che evidenziava quel suo essere un vero e proprio concentrato sensuale in poco meno di un metro e sessanta di statura. L'attrice giusta per interpretare il ruolo di Camilla Lopez che fa perdere la testa all'italoamericano Arturo Bandini, squattrinato scrittore in erba protagonista di Chiedi alla polvere interpretato dall'irlandese Colin Farrell e sorta di alter ego dello stesso John Fante. «In realtà - spiega Salma Hayek - la loro storia d'amore è un triangolo, ci sono loro due ma c'è anche la città di Los Angeles che è un vero e proprio personaggio. Credo che siamo riusciti a trasmettere la magia di questa città degli anni '30 anche se siamo andati a girare in Sud Africa perché la Los Angeles di oggi è troppo cambiata». Ciò che sembra immutabile è invece la difficoltà per gli immigrati, in questo caso messicani, di integrarsi veramente negli Stati Uniti forse perché, osserva la Hayek, «un certo razzismo, sessismo, classismo, è sempre esistito in qualsiasi epoca e cultura. Oggi non è politicamente corretto ma negli anni '30 non era poi così strano. Conosco però una persona che nei Sessanta cercava un appartamento a Los Angeles e c'erano ancora i cartelli con su scritto non si affitta ai cani e ai messicani. Oggi c'è una proposta di legge frutto dell'ignoranza che vorrebbe criminalizzare gli immigrati senza documenti e metterli in galera. Non ci si rende conto che una parte dell'economia si regge grazie a loro». In predicato per il prossimo film di Robert Altman («Ma con lui non si sa mai cosa si gira e quando»), legata in passato sentimentalmente a Edward Norton e Josh Lucas, la battagliera attrice ma anche regista (nel 2003 del televisivo The Maldonado Miracle e pochi mesi fa dell'ultimo video di Prince) nata trentanove anni fa nello stato di Veracruz aveva in passato rifiutato la parte di Camilla in Chiedi alla polvere salvo poi convincersi a partecipare addirittura a paga ridotta. «All'inizio - spiega - il copione non mi sembrava logico. Poi ho capito che era un film sexy, romantico e complicato com'è l'amore. In più il regista ha impiegato 30 anni per farlo e mi ha fatto pensare ai miei dieci anni appresso a Frida Kahlo. Ho anche conosciuto la vedova di John Fante, morta poco prima che il film fosse pronto, che quando mi ha vista non mi voleva parlare e mi diceva ti odio. Questo perché le ricordavo un'altra donna nella vita di suo marito. Così penso che a volte non è importante se il film vada bene o male ma ciò che conta è il progetto.
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